Camionista quasi in coma etilico ma il test è stato eseguito tardi: assolto

Venerdì 27 Luglio 2018 di Elena Filini
Un test con l'etilometro (foto d'archivio)
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CORDIGNANO - Ubriaco al punto da non essere in grado di parlare, si rovescia con l’autoarticolato nel fosso ma viene assolto dall’accusa di guida in stato di ebbrezza. L’alcoltest infatti viene eseguito oltre un’ora dopo l’incidente. Un lasso di tempo tale da scagionarlo. Un caso limite che farà giurisprudenza quello che vedeva sul banco degli imputati un camionista napoletano 60enne, uscito di strada il 5 agosto di 3 anni fa a Ponte della Muda. 
 
L’uomo, al momento dell’alcoltest, fece registrare un tasso alcolemico nel sangue pari a 2,39 grammi/litro diventato di 2,55 g/l sette minuti più tardi. Dosaggi 5 volte superiori ai limiti di legge (0,50 gr/l) e non distanti dal coma etilico (3,50 gr/l). Ma proprio il secondo alcoltest, con il relativo aumento dei valori di concentrazione di etanolo, è stata una delle chiavi interpretative che hanno permesso di giungere al verdetto assolutorio. Decisiva, in tal senso, la perizia eseguita da un consulente tecnico d’ufficio dell’Unità di tossicologia del Policlinico di Padova che per giungere a una conclusione scientifica ha dovuto scomodare studi storici sulle curve di assorbimento dell’etanolo e sul modello farmacocinetico di Widmark. Il camionista, difeso dall’avvocato Carlo Favaro del Foro di Treviso, uscì di strada alle 14.25. All’arrivo dei carabinieri, un’ora e 20 minuti più tardi, presentava le tipiche caratteristiche del conducente in stato di ebbrezza: alito alcolico, andatura barcollante, eloquio sconnesso. E i successivi test, eseguiti alle 15.47 e poi alle 15.54 confermarono l’impressione visiva portando alla denuncia dell’uomo, col rischio di una lunga sospensione della patente. Ma se la curva di assorbimento alle 15.54 era ancora in salita, quale poteva essere la concentrazione di alcol nel sangue al momento dell’incidente e cioè un’ora prima?

È qui che si inserisce l’indagine del Ctu che ha stimato in 0,52 g/l il grado di ebbrezza al momento del sinistro. Dagli atti processuali appariva infatti evidente che tra la fuoriuscita autonoma col Tir e il primo test era trascorso un periodo di tempo non trascurabile, durante il quale la concentrazione ematica di etanolo aveva subìto significative modificazioni, confermate dal crescente valore alcolemico fra le due rilevazioni. In buona sostanza il consulente ha effettuato una ricostruzione retrograda dell’alcolemia mediante l’applicazione di un modello lineare di cinetica dell’assorbimento dell’etanolo giungendo alla conclusione che alle 14.25 il tasso era attorno agli 0,50 gr/l, di fatto entro i limiti di legge. Ovviamente il modello teorico di riferimento non tiene conto di altri parametri che potrebbero aver rallentato l’assorbimento dell’alcol (ad esempio la presenza di cibo), con ciò lasciando intendere che quando uscì di strada il camionista era comunque parecchio sopra i limiti. Ma dato che questo non può essere accertato, il giudice ha deciso per la pena più lieve.
Ultimo aggiornamento: 12:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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