Il blog di Serena: «Batterò il cancro Voglio vedere i miei nipoti crescere»

Mercoledì 16 Gennaio 2019 di Laura Bon
Serena Zaia, montebellunese di 34 anni, lotta contro il male. Il suo blog si intitola "Io (non) ho paura"
3
CORNUDA Una forza e un’energia travolgenti, un amore incredibile per la vita ma anche l’assoluta consapevolezza della sua precarietà. Il desiderio di farcela e guardare avanti, ma anche la rabbia di fronte al ripresentarsi della malattia. E soprattutto quel “io (non) ho paura” che spiega tantissime cose. Serena Zaia, trentaquattrenne montebellunese ora residente a Nogarè di Cornuda, racconta tutto questo non solo sulla sua pagina Facebook, ma anche nel suo blog.
 
IL DIARIO
Una sorta di diario di viaggio, o meglio, delle emozioni provate durante l’esperienza di una malattia con cui convive da otto anni. Che non la abbandona ma contro la quale lei combatte con grinta ed energia. Da vincente, sempre e comunque. Una testimonianza forte quella di Serena, eroica nella sua normalità come pure nelle sue debolezze, che trasmette in modo empatico e aperto. Senza falsi pudori, ma comunque con estrema dignità. All’insegna di un carpe diem che tutto significa fuorché superficialità. L’ultimo messaggio Serena l’ha regalato a Facebook. «Sono viva -ha scritto lunedì sera- è stata dura ma ringrazio tanto tutte le persone che si sono preoccupate per me e mi sono state vicine. In questo ospedale mi scendono le lacrime di continuo per le storie delle persone ricoverate qua. La vita a volte è terribilmente dura ma non dobbiamo cedere nemmeno per un istante. Io non vedo l’ora di fare centinaia di cose». Al Besta di Milano è stata infatti operata alla testa. L’ultima botta. L’ultima ferita da rimarginare. «Ringrazio tanto la mia famiglia che si è fatta il mazzo per trascorrere la notte con me! Ancora fatico a parlare, a scrivere, a muovere il braccio sinistro ma passerà! Qua sono tutti bravissimi! Sono ricoverata all’istituto neurologico Besta di Milano. Mi ha operato il dottor Perin!».

L’ODISSEA
Sì, perché Serena, sorella di Margherita Zaia, ex consigliere comunale di Montebelluna, proprio in questi giorni è stata operata alla testa di un nodulo. «Una metastasi», come racconta lei stessa, della malattia con cui convive da otto anni e che è stata oggetto di ripetute recidive. A partire da un tumore al seno, caso raro per una giovane come lei che, allora, aveva solamente 26 anni. E, questi otto anni, Serena li racconta anche nel suo blog. Anzi, li rivelerà presto pure in un libro, la cui pubblicazione è stata bloccata proprio dagli ultimi eventi, ma è imminente. E, dai suoi scritti, traspare davvero la profondità della giovane, laureata in filosofia e impiegata in un’azienda di Nervesa. Quella stessa forza con cui ha affrontato la malattia.

LA FAMIGLIA
«Ha sempre fatto una vita normale -racconta la sorella Margherita, che le è attaccatissima- Lavoro, vacanze, divertimento pur avendo avuto due recidive sempre al seno. Sempre bella, truccata, sorridente...non si è mai fermata!». Pur convivendo con il senso della precarietà della vita e, nelle ultime settimane, con la paura della morte. «Ho 34 anni e da otto anni convivo con la consapevolezza che il tempo che abbiamo è limitato ma sino ad ora avevo solo immaginato cosa volesse dire guardare in faccia la morte -ha scritto a inizio gennaio- È inutile girarci intorno. Adesso la guardo in faccia sul serio. Io non temo il dolore fisico, temo di morire. Temo l’idea di non poter abbracciare i miei nipoti, di non vederli crescere».

GLI AFFETTI
Ma dagli altri scritti di Serena si scoprono anche altri aspetti. Come l’amore o le amicizie. Con il primo che persevera, forte e positivo, tanto da investire nell’acquisto di una casa. Che c’è sempre, che compra la macchina sognata e la lascia a lei, che attende dietro all’uscio l’esito di un esame. Con le seconde che, in molti casi, hanno indietreggiato di fronte alla malattia, anche se non manca chi c’è sempre. Emozionante il racconto degli esami dopo l’individuazione della prima metastasi. Travolgente la gioia di Serena nello scoprire che fegato e polmoni sono a posto. «Quando la dottoressa mi ha detto che non vedeva nulla di strano e mi ha sorriso le sarei saltata in braccio per stringerla forte! -spiega Serena- Non vedevo l’ora di uscire per dirlo ad Antonio che mi stava aspettando e sicuramente era più in ansia di me. Ricordo ancora la velocità nel rivestirmi e la voglia di aprire quella porta che ci divideva per dirgli che andava tutto bene. Emozioni che non credo proverei nemmeno se mi sposassi…». Emozioni positive, nonostante tutto.

 
Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 09:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci