Le banche ci ripensano: meglio salvare le popolari venete

Venerdì 9 Giugno 2017
Le banche ci ripensano: meglio salvare le popolari venete
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(lil. ab.) Probabilmente non si saprà mai come e quanto la rapida soluzione della crisi del Banco Popular in Spagna abbia influito sulla soluzione che potrebbe essere raggiunta per le popolari venete: ma di certo, in meno di 24 ore è cambiato completamente il clima attorno a BpVi e Veneto Banca. Ancora 48 ore fa i vertici delle banche chiamate dal governo ad anticipare il miliardo richiesto dalla Ue per consentire poi allo Stato di ricapitalizzare gli istituti veneti con altri 4 miliardi, dicevano che non erano intenzionati a mettere un euro in più di quelli investiti a suo tempo tramite Atlante. Ieri, invece, ambienti finanziari e politici hanno confermato che il sistema bancario «sta valutando la possibilità di contribuire al salvataggio degli istituti veneti versando il capitale privato chiesto dalla Ue». E il direttore Generale di Unicredit, Gianni Franco Papa, ha ammesso che «si sta lavorando per trovare una soluzione, qualunque essa sia».
È la svolta che i vertici di Vicenza e Montebelluna attendevano, frutto anche del pressing politico su più livelli che ha spinto il governo a far cambiare idea quantomeno ai due istituti principali, Intesa Sanpaolo e Unicredit, che si sarebbero convinti a valutare un ulteriore impegno condividendone gli oneri con il sistema, per evitare gli sconquassi legati a una ipotetica liquidazione delle venete.
La notizia della svolta è cominciata a circolare a metà pomeriggio di ieri, dopo che fonti del Fondo Interbancario Tutela Depositi avevano escluso una partecipazione dell'istituto chiarendo che a intervenire, ma solo in caso di fallimento, sarebbe stato il Fondo di Risoluzione (a cui tutte le banche sono chiamate a partecipare) e con un esborso che a quel punto sfiorerebbe gli 11 miliardi. Evidentemente gli istituti si sono resi conto che un miliardo subito è meno gravoso di 11 dopo, con due banche in meno. Inoltre, elemento non secondario, la stessa fonte rilevava che in questo momento, «i presupposti per la risoluzione di Bpvi e Veneto banca non ci sono perché le due banche hanno capitale e sono solvibili».
Ovvero non sono nelle condizioni del Banco Popular spagnolo, che in poche settimane aveva visto la fuga di azionisti e correntisti. In Veneto - come evidenziava nell'intervista a Il Gazzettino ieri il governatore Luca Zaia - nonostante il martellamento reputazionale al quale sono sottoposte da due anni le due banche e gli errori che hanno bruciato miliardi di risparmi, hanno registrato consistenti perdite di clientela ma anche una massiccia adesione alle transazioni. Insomma, i capitali e i soldi sono sempre meno, ma ci sono ancora. Da qui l'appello a fare presto, per consentire la ripartenza degli istituti sulla base del progetto di fusione e di taglio dei costi. Appello che sarebbe - e il condizionale è quantomai d'obbligo - stato accolto. La reazione dei vertici delle banche venete è improntata alla massima cautela. La disponibilità a prendere in considerazione l'intervento non significa che questo sia già concluso, e soprattutto la strada è ancora lunga: ma la sensazione è che il vento sia cambiato. E il peso della vicenda spagnola non sarebbe secondario, nonostante anche ieri il vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis abbia detto che non traccerebbe «paralleli» né legherebbe «i casi di Bpvi e Veneto Banca con quello dello spagnolo Banco Popular, perché ogni caso viene esaminato nel merito. Lavoriamo a stretto contatto con le autorità italiane: abbiamo raggiunto un accordo sulla ricapitalizzazione di Mps e stiamo continuando il nostro lavoro su altre banche».
Ma il vicepresidente della Bce, Vitor Contancio, ha rivelato che la decisione di mandare in «risoluzione» il Banco Popular «si è resa necessaria perché contro la banca era in corso un attacco speculativo. C'erano dei problemi di liquidità. Abbiamo visto una fuga di depositi dalla banca.
La banca per ragioni di liquidità stava fallendo o era probabile che fallisse». Perciò è intervenuto il Banco Santander. Soluzione che però non viene prospettata per il Veneto, anzi viene escluso che Intesa e Unicredit, da sole o in tandem, si facciano carico di una o di entrambe le popolari.
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