Addio al celibato, «Ci inseguivano come topi, sono vivo per miracolo»

Lunedì 1 Ottobre 2018
Stefan, uno dei ragazzi aggrediti all'addio al celibato
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TREVISO - Stefan è appena stato dimesso dall'ospedale. È uno dei cinque ragazzi presi a coltellate davanti alla casa del fratello Ion, futuro sposo il prossimo 13 ottobre, almeno così doveva essere, nella folle notte di Fontane. «Ci inseguivano come fossimo topi e ci hanno aggredito uno dietro l'altro. Io ho ricevuto 5 coltellate: sono vivo per miracolo» racconta il ventenne posando un mazzo di fiori sul marciapiede in cui è morto il suo amico Igor. Stefan ha la sua stessa età, erano amici, connazionali, quasi a loro volta fratelli. Il suo volto è un mix di lacrime e smorfie di dolore: ha una ferita di striscio sul collo, una più profonda sul polso e altre ancora tra l'inguine e la gamba. Il ragazzo sabato sera, poco dopo le 22, si era appena allontanato dalla comitiva, una quindicina di persone in tutto, quando ha ricevuto un sms sul telefono. «Eravamo appena tornati dalla grigliata e stavo andando a prendere degli abiti per mio fratello Ion. Lo avevamo vestito in modo bizzarro e doveva cambiarsi - racconta il ventenne di origini moldave -. Avevamo creato un gruppo WhatsApp per l'addio al celibato. A un certo punto  abbiamo ricevuto un messaggio. Diceva: Aiuto, due uomini ci stanno inseguendo. Siamo subito tornati indietro a vedere cosa stava succedendo». Stefan e gli altri amici, inizialmente, non hanno visto nessuno. «Continuavano ad arrivare messaggi con richieste d'aiuto - prosegue il giovane - ma credevamo si trattasse di uno scherzo. Non era così. I miei amici erano riusciti a nascondersi dietro a un muro vicino ai giardinetti. Quando sono usciti e sono tornati indietro, abbiamo deciso di tornare verso l'appartamento dov'erano rientrati i due che li seguivano. Volevamo capire cos'era successo, cosa volevano, perché l'avevano fatto».

L'ALTERCO
Il gruppetto di amici era sul piazzale di Largo Molino quando è iniziata la discussione con i due stranieri, un cittadino rumeno e un albanese, che si trovavano sul balcone di un appartamento al primo piano. Abitano qui da almeno un paio d'anni. «Cosa fate nel nostro quartiere? Andate via, fate troppo baccano» si sono sentiti dire i ragazzi, rimproverati solo per qualche schiamazzo di troppo, o forse intimiditi solo per far capire chi comanda nel quartiere. 

«Ci hanno insultato, noi abbiamo risposto per le rime, ma quei due sono subito scesi e hanno cominciato a picchiare mio fratello Ion e Igor. Non mi ero ancora accorto del coltello. Me ne sono reso conto quando ho cercato di bloccare uno di loro che si trovava sopra mio fratello. Era buio e ho sentito solo il colpo del coltello che mi si infilava nella gamba, sul braccio e vicino al collo. Ion invece era stato ferito all'addome. Perdeva molto sangue. Ci siamo sparpagliati ma loro hanno cominciato a inseguirci come topi».

Igor Ojovanu è stato accoltellato alla schiena. Un colpo secco che non gli ha lasciato scampo. «È stato il primo a essere ferito - aggiunge Stefan - sotto il balcone dell'appartamento. Ha cercato poi di allontanarsi ma non è riuscito che a percorrere qualche decina di metri. Poi si è accasciato sul marciapiede, davanti ai nostri occhi. È stato un massacro, non doveva finire così. Era stata una giornata bellissima, una festa per il matrimonio di mio fratello».
A.Belt

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