Scuola vietata al vescovo, il preside: «Presenza inopportuna, mai richieste»

Venerdì 7 Dicembre 2018 di Anna Nani
La scuola media di Porto Tolle
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PORTO TOLLE - Arriva con tempi lunghi la polemica per quanto accaduto in ottobre, con una frase del vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo, detta in consiglio comunale a Porto Tolle e riportata su queste colonne il 31 ottobre. Il presule si era rammaricato di non essere riuscito ad avere un passaggio nelle scuole durante la sua visita pastorale ancora in corso al vicariato di Ca’ Venier. Improvvisamente la vicenda è tornata alle cronache e così immediata è la replica del dirigente scolastico reggente Fabio Cusin. «Ho quasi 57 anni, 25 di insegnamento e 6 di dirigenza. Mai ho visto un vescovo nelle mie scuole e mai ho saputo di richieste di accesso. Pertanto siamo entrambi allibiti, in pari misura», dichiara richiamando le parole di stupore espresse dal vescovo sull’episodio.
«Non intendo dilungarmi sulla cronistoria della vicenda, che ha avuto inizio alla fine di agosto, ancora prima che prendessi servizio come dirigente reggente dell’istituto comprensivo - prosegue Cusin - è però necessario dire che non ho ricevuto alcuna richiesta dal Vescovado di Chioggia di un intervento o anche solo di una semplice presenza del vescovo a scuola. La cosa mi è stata prospettata come possibilità dalla mia collega Di Mascio, quando abbiamo fatto il passaggio di consegne, e poi richiesta dal sindaco Roberto Pizzoli in due successive occasioni nei mesi scorsi».
Il preside spiega quindi la propria posizione: «Effettivamente risposi che essendo la scuola laica, ritenevo inopportuna la presenza di un rappresentante di una confessione religiosa, seppure largamente maggioritaria come la religione cattolica, a meno che non fosse prevista una specifica attività didattica che lo richiedesse, nel rispetto del pieno pluralismo delle idee».
Cusin racconta perciò di essersi interfacciato con il primo cittadino cui avrebbe manifestato la disponibilità a recarsi a Chioggia per parlare con il presule, ma «mi rispose che non sarebbe stato necessario, perché il vescovo si trovava nel territorio comunale, impegnato nella visita pastorale fino a metà dicembre. Concordammo di incontrarlo in modo riservato nell’ufficio del sindaco per permettermi di illustrare il mio pensiero. Da allora non se ne parlò più».
Di qui il suo stupore per quanto accaduto in questi giorni. Per il dirigente fa salvo il principio per cui «lo Stato italiano del quale le scuole pubbliche sono amministrazioni autonome è laico e aconfessionale». Tra l’altro, pur dando per assodato che nelle stesse è garantito l’insegnamento della religione cattolica, evidenzia Cusin che «ciò avviene per espresse previsioni di legge, come previsto dalla Costituzione in relazione ai rapporti Stato-Chiesa cattolica».
Il dirigente, infine, tende la mano al vescovo: «Come professionista dell’istruzione cerco sempre di volgere le situazioni che si verificano a scuola in occasioni positive di educazione per gli studenti. Possiamo vedere anche questa vicenda, pur con lo spiacevole aspetto polemico pubblico, come una buona opportunità. Cosa ne pensa il vescovo di partecipare a un dialogo interreligioso o a un dibattito sulla fede? In questo caso sarei lietissimo di averla tra noi».
È conscio del ginepraio in cui si è andato a invischiare il dirigente. «Ho riflettuto sulle possibili reazioni, non certo del vescovo che sono certo saranno civilissime, ma di quei politici, che definirei cattolici a corrente alternata, ai quali mi è sembra abbia accennato lo stesso Tessarollo in occasione della annuale vicenda presepi, che usano la religione come strumento di aspra polemica: più come una clava che come un delicato sentimento dell’animo. Mi aspetto qualche bastonata».
Ultimo aggiornamento: 10:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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