ROVIGO/VERONA - «In Italia abbiamo il Frecciabianca, il Frecciargento e il Frecciarossa. Qui passa invece il Freccianera». Enrico Cattolico, 57 anni, guarda il treno su cui viaggia ogni mattina e poi allarga le braccia. Parla con amara ironia, perché ormai è stanco di arrabbiarsi e lamentarsi. Enrico è tra le centinaia di pendolari che percorrono la tratta Rovigo-Verona, considerata da Legambiente addirittura la quarta peggiore d'Italia.
La linea gestita da Servizi territoriali Spa, società controllata dalla Regione Veneto, è lunga 96,6 chilometri e collega due capoluoghi. Eppure il report Pendolaria parla chiaro ed evidenzia una lunga serie di problemi, puntualmente confermati da studenti e lavoratori. «Treni vecchi, spesso in ritardo oppure cancellati. Molte fermate non sono illuminate e sono sprovviste di tabellone luminoso» raccontano in coro i pendolari, mentre salgono sul treno che alle 8.38 parte dal Polesine per raggiungere la città di Romeo e Giulietta. Un ragazzo, più imbufalito degli altri, rincara la dose: «Questi treni sono catorci, e i viaggi sono spesso un'incognita». Molti lavoratori sono già saliti sui due convogli precedenti, su questa corsa troviamo soprattutto studenti universitari. Tutti, in ogni caso, viaggiano su automotrici a gasolio dei primi anni 90 (se va bene) o addirittura degli anni 70 (quando va male). La linea, ovviamente, non è elettrica...