Rovigo, salvare i 2,4 milioni di fondi del Pnrr di Casa Serena

Il Comune cerca di mantenere in città il finanziamento che sarebbe servito a fare appartamenti destinati agli anziani

Martedì 10 Ottobre 2023 di Elisa Barion
Casa Serena

ROVIGO - L’accordo di programma per dare un futuro a Casa Serena è naufragato da tempo: il gigantesco immobile di via Bramante è destinato a restare, almeno per il momento, un enorme vuoto urbano ai margini del centro. Quello che non è naufragato è il finanziamento da 2.460.000 di fondi Pnrr che Rovigo ha visto assegnarsi dall’Ats, l’Ambito territoriale sociale guidato dal comitato dei sindaci del Distretto 1 che ha come capofila il Comune di Lendinara. È stato l’Ats ad aggiudicarseli e a decidere di destinarli a Rovigo per contribuire al maxi progetto di riqualificazione di Casa Serena che avrebbe dovuto coinvolgere, oltre al Comune che è il proprietario, anche l’Iras che ne è assegnatario in virtù della convezione del 2004, la Regione che ha commissariato l’Iras, l’Ulss 5 e l’Ater. Di quei 2,4 milioni Palazzo Nodari sta decidendo cosa farne. O meglio: sta decidendo dove collocare il progetto per il quale sono stati assegnati, visto che non può spenderli per realizzarlo a Casa Serena, com’era inizialmente previsto.
 

L’IPOTESI ORIGINARIA
Quelle risorse, che sono state assegnate nell’ambito della Missione 5 del Pnrr e gestiti dal ministero delle Politiche sociali, sono vincolati alla realizzazione di un programma a sostegno delle persone parzialmente non autosufficienti, per aumentarne i margini di autonomia. L’ipotesi era quella di utilizzare 1,8 milioni dei complessivi 2,4 per adeguare e dotare alcuni spazi di dispositivi all’avanguardia per facilitare l’autonomia di persone anziane parzialmente non autosufficienti, per esempio con sistemi di robotica e domotica, arredi e colori particolari per orientare chi soffre di demenza senile. I restanti 600mila euro sarebbero stati utilizzati per progetti sociali specifici. In sostanza, alcuni appartamenti di Casa Serena sarebbero stati ristrutturati per ospitare anziani che abbiano un margine di autonomia limitato, ma presente. Un progetto ambizioso che si sarebbe perfettamente inserito nel contesto di Casa Serena riqualificata e rimessa in funzione. Ma che non si può fare, visto che Comune e Regione non sono arrivati all’intesa che avrebbe sciolto la convenzione che lega Iras a Casa Serena e avrebbe restituito l’immobile al Comune. Nel frattempo Casa Serena è stata svuotata, gli inquilini e i pazienti sono stati spostati in altre strutture e sul caso pendono diversi ricorsi al Tar. Mentre sui 2,4 milioni i ragionamenti sono ancora in corso.
 

LA RISPOSTA
A parlarne è il sindaco Edoardo Gaffeo. «Stiamo svolgendo una serie di riunioni e incontri interni per trovare una soluzione nell’ambito degli immobili di proprietà del Comune nel territorio». Una delle ipotesi prese in considerazione, successivamente scartata, è stata quella di spostare il finanziamento e il progetto collegato all’ex ospedale Maddalena, l’altro grande vuoto urbano della città in procinto di essere rimesso a nuovo. «Quella dell’ex ospedale Maddalena - conferma Gaffeo - è una ipotesi sulla quale abbiamo ragionato, ma che abbiamo scartato. Ora ci stiamo concentrando su altri immobili di proprietà del Comune, per lo più di edilizia residenziale pubblica».
Edifici Erp a Rovigo si trovano a San Bortolo e a San Pio X. A San Bortolo, in particolare, gli alloggi sono al centro del maxi progetto per la qualità dell’abitare da 15 milioni di euro: i 2,4 potrebbero confluire lì? «Stiamo valutando - replica il sindaco – le proprietà immobiliari del Comune sono diverse».
Rovigo, dunque, punta a mantenere il finanziamento cambiandogli posto.

Ma non è a Palazzo Nodari che spetta l’ultima parola. Perché il titolare del finanziamento è l’Ats che potrebbe proporre di spostarli in un altro Comune e se tutti i sindaci fossero d’accordo, Rovigo potrebbe restare con il cerino in mano. Alla domanda se Lendinara e gli altri sindaci siano d’accordo, Gaffeo risponde: «Ci sarà un incontro nei prossimi giorni, ne discuteremo».

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