Profughi, sindaci divisi in Polesine:
molti sposano l'accoglienza diffusa

Martedì 1 Novembre 2016 di Marina Lucchin
Profughi, sindaci divisi in Polesine: molti sposano l'accoglienza diffusa
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ROVIGO  - I paesi polesani temono di fare la fine di Bagnoli e Conetta. Così, piuttosto di rischiare di ospitare anche più di cento profughi in una sola struttura, ora i sindaci si vorrebbero convertire all’accoglienza diffusa, da tempo invocata dal prefetto Enrico Caterino. E per questo mettono all’angolo il collega del capoluogo, Massimo Bergamin, vicesegretario della Liga Veneta, che con la sua intransigenza mette in difficoltà gli altri primi cittadini polesani che rischiano di doversi accollare la presenza di nuclei sostanziosi di profughi in comunità molto più piccole di Rovigo.
Sulla base del protocollo d’intesa tra il ministero dell’Interno e l’Anci, con l’accoglienza diffusa sarebbero ospitati tre richiedenti asilo ogni mille abitanti.

Ciò vorrebbe dire più migranti in provincia, 750 al posto di 600, ma meglio distribuiti, ovvero proporzionalmente in tutti i 50 comuni e non solo in dieci. Per esempio, Adria potrebbe dire addio ai 100 profughi ospitati a Borgo Fiorito, Loreo e Ficarolo ai loro 70, e anche Rovigo si ritroverebbe con un numero inferiore, passando dagli oltre 200 attuali a 150. Nonostante questo vantaggio, Bergamin si rifiuta di considerare l’idea e non partecipa agli incontri con il prefetto e le forze dell’ordine. Non lesina, però, di lanciare strali attraverso Facebook o durante le ospitate in Tv. Da ultimo l’invito anche a occupare l’Hotel Lory di Ficarolo piuttosto che lasciarlo utilizzare ai richiedenti asilo, invocando le barricate come «10, 100, 1000 Gorino».
Un atteggiamento ostinato che ora inizia ad andare stretto ai colleghi polesani, che temono di pagare per la sua chiusura. L’invito a rendersi più disponibile viene anche dai sindaci di centrodestra, come l’adriese Massimo Barbujani, lo stesso Fabiano Pigaiani di Ficarolo e quello di Ceneselli e presidente della Provincia, Marco Trombini. Quest’ultimo ha anche organizzato un incontro tra primi cittadini il 7 novembre, proprio per discutere di accoglienza diffusa e raccogliere adesioni in tal senso, nella speranza che una discussione tra pari ruolo e non imposta dall’alto dal prefetto possa portare a una posizione condivisa.
Trombini condanna il comportamento di Bergamin: «Fare un po’ per ciascuno è positivo. Anzi, ritengo sarebbe una cosa normale, in una provincia normale. Ma, se per primo, il sindaco di Rovigo si comporta così, cosa possiamo pretendere? È normale che vada in tv a parlare di profughi ma non si faccia vivo al Comitato ordine e sicurezza? Sono disponibile a trattare l’argomento “accoglienza diffusa”, ma nelle sedi opportune. Basta show e strumentalizzazioni. Ritengo che si sia già fatto abbastanza spettacolo in questi mesi».
Barbujani è più morbido ma sulla stessa linea: «Bergamin sta facendo di tutto per ostacolare questa accoglienza diffusa. Ognuno ragiona con la propria testa. Ma d’altro canto capisco anche il prefetto che deve risolvere la situazione. Se avesse la collaborazione dei sindaci forse potrebbe fare diversamente».
Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 10:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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