Polacque e Cvs, fusione a rischio Per il no alle nozze basta il 33%

Venerdì 14 Aprile 2017 di Francesco Campi
Polacque e Cvs, fusione a rischio Per il no alle nozze basta il 33%
ROVIGO - La linea di galleggiamento non è ancora stata intaccata, ma i dubbi e le polemiche degli ultimi mesi rendono la fusione fra Polesine Acque e Centro Veneto Servizi sempre meno scontata. Sembrava un passaggio poco più che formale, almeno a giudicare dalla tabella di marcia che le due assemblee dei soci delle rispettive società si erano date, perché il cronoprogramma prevedeva che a maggio fosse già chiuso il percorso di approvazione nei 111 consigli comunali e nelle due assemblee delle società. In Polesine per quella data, forse, voterà metà dei Comuni. E, al di là dello slittamento, il problema vero e proprio, a questo punto, sembra rappresentato dalla tenuta della maggioranza.

Anche perché, se di là dell'Adige nonostante i tre Comuni che hanno votato no, un'altra trentina circa ha detto sì avvicinando la soglia del 50% necessaria, invece, per le regole che valgono nella società polesana, per deliberare sono necessari i 2/3 delle quote, ovvero il 66,67%. Questo vuol dire che basta un terzo di quote, il 33,33%, per far saltare il piatto. Quote che, fra l'altro, non sono riferite alla popolazione servita, ma al capitale versato, tanto che, per esempio, Adria pesa appena l'1,2%, mentre Calto il 3,41%. Il capoluogo ha la fetta maggiore di quote, pur non arrivando al 17%. Con il suo 16.91%, tuttavia, Rovigo ha già la metà del peso che serve per mettere a rischio la convocazione dell'assemblea...
 
 
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