Blitz delle Iene in ospedale, arrivano anche i carabinieri

Sabato 23 Marzo 2019 di Francesco Campi
L'ospedale di Rovigo
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ROVIGO - Ancora “Le Iene” in agguato nell’ospedale, con i carabinieri intervenuti per evitare tensioni. Motivo della visita, la tristemente nota vicenda della piccola Eleonora Gavazzeni, la bambina di 10 anni affetta da una tetraplegia spastica per le lesioni neurologiche intervenute durante il parto, proprio all’ospedale di Rovigo. Attualmente sono in corso due distinti procedimenti, uno penale e uno civile. Sul primo, il 29 marzo si pronuncerà definitivamente la Corte di Cassazione, dopo che in Appello è stata ribaltata la sentenza di assoluzione di primo grado, riconoscendo la responsabilità delle due dottoresse Cristina Dibello e Dina Paola Cisotto, e l’estinzione del reato di lesioni per prescrizione. Per il secondo, il 13 marzo si è tenuta la prima udienza davanti alla Corte d’Appello di Venezia, dopo che in primo grado il giudice Pierangela Congiu ha stabilito un risarcimento di 4.693.359 euro nei confronti della piccola Eleonora, e 402mila euro per la madre.
 
Già dopo questa sentenza, immediatamente esecutiva, dopo il sollecito all’Ulss 5, condannata a pagare in solido con le due dottoresse, con la manleva, ovvero la garanzia della somma, da parte di AmTrust Europe Ltd, compagnia assicuratrice dell’Ulss, e degli Assicuratori dei Lloyd’s con i quali aveva una polizza la dottoressa Cisotto, la vicenda era stata oggetto di una puntata di “Le Iene”, oltre che di “Striscia la notizia”, di un’interrogazione parlamentare e dei tweet di Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. Nell’occasione, oltre all’intervista al direttore generale dell’Ulss, Antonio Compostella, l’inviata di “Le Iene” aveva tentato di entrare nel reparto di Ostetricia e Ginecologia per parlare con la dottoressa Dibello.
Ieri mattina più o meno il copione si è ripetuto. Con toni, a quanto pare, meno esasperati. Era presente anche Benedetta Carminati, la mamma di Eleonora.
«Mi hanno atteso nel cortile - spiega Compostella - quando sono arrivato, abbiamo parlato per circa un’ora. La lunga chiacchierata ha fatto saltare alcuni miei impegni e non sono poi andato in ospedale, dove credo siano andati a cercare la dottoressa Dibello e siano stati chiamati i carabinieri. La loro tesi è che l’Ulss abbia agito scorrettamente facendo ricorso in appello. Ho spiegato che al di là del diritto di tutti fare appello e del fatto che le sentenze si fanno in tribunale, non nei cortili e in tv, c’è un motivo importante per il quale abbiamo dovuto fare questo passo, ovvero che venga riconfermato l’obbligo alla manleva da parte delle assicurazioni, perché avevano tentato di sfilarsi e lasciare a noi il pagamento, nonostante i milioni di premi versati negli anni».
Ultimo aggiornamento: 08:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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