Tombe profanate e stalking: madre e figlia denunciate

Sabato 6 Ottobre 2018 di Francesco Campi
Denuncia per atti vandalici
COSTA DI ROVIGO - Veleni sotterranei degni dell'amara commedia Parenti serpenti di Mario Monicelli, sgorgati al punto di arrivare a violare la sacralità delle tombe di famiglia con scritte fatte con lo spray, senza contare cartelli diffamatori, con tanto di foto, appesi in paese, le telefonate martellanti, fino a oltre 200 chiamate al giorno, notte compresa, e, addirittura, l'attivazione di costosi contratti aggiuntivi sulle utenze telefoniche della coppia presa di mira. Non semplici dispetti, ma un martellamento andato avanti per mesi, iniziato a febbraio, anche se le ruggini risalgono molto indietro nel tempo, al quale hanno posto fine i carabinieri della Stazione di Costa di Rovigo, che dopo aver individuato chi compiva questi sgradevoli atti persecutori, due donne, madre e figlia, rispettivamente sorella e nipote della vittima che era stata presa di mira insieme al proprio marito, ha ottenuto nei loro confronti anche la misura cautelare del divieto di avvicinamento e comunicazione alle parti offese.

DUE STALKER Le due donne, le cui iniziali sono S.M e M.B., di 69 e 37 anni, residenti in una frazione di Rovigo, sono state denunciate per vilipendio delle tombe e stalking che assorbe altre ipotesi di reato individuate dai carabinieri, come esercizio arbitrario delle proprie ragioni, danneggiamento aggravato, interferenze illecite nella vita privata e sostituzione di persona. Le due hanno precedenti proprio per stalking. Non solo, ma i carabinieri perquisendo la loro abitazione hanno trovato una enorme quantità di bombolette spray di vari colori, un binocolo, un registratore ed una videocamera, utilizzati per intercettare abusivamente i propri parenti. Ma anche documenti e targhe rubati. Sui primi, sono in corso ulteriori verifiche, mentre le seconde risultavano sottratte alle auto di persone che avevano sporto denuncia contro ignoti, sempre per stalking. Quando i carabinieri si sono presentati per la perquisizione, una delle due donne è fuggita dalla finestra e avevano tentato di rendersi irreperibili arrivando a coprire con lo spray i propri nomi sul campanello. Il ritrovamento di documenti e targhe rubate è costato anche la denuncia per ricettazione.

LE INDAGINI Il cerchio sembra essersi chiuso grazie alle pazienti indagini dei carabinieri della stazione di Costa, comandata dal maresciallo Luca Bovolenta, che ha spiegato, in una conferenza stampa insieme al comandante della Compagnia di Rovigo Salvatore Gibilisco, come il fatto delle tombe profanate, lo scorso febbraio, avesse scosso la comunità di Costa: «Quell'atto aveva toccato l'anima del paese per questo serviva una risposta forte e rapida». A scatenare le due donne nei confronti di marito e moglie residenti a Costa, 66 anni lui, 62 lei, sarebbero stati problemi legati ad un precedente rapporto di lavoro. Madre e figlia avanzavano pretese economiche legate ad un trattamento di fine rapporto di una delle due che lavorava alle dipendenze dei parenti. Dalle verifiche fatte, tuttavia, non risulterebbero pendenze economiche. 

    
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