ROMA - Matteo Salvini si è presentato al vertice di palazzo Grazioli con Giancarlo Giorgetti e la disponibilità della Lega a fare un passo indietro sulle presidenze delle Camere: «Visto che qualcuno dice che gioco solo per il mio partito, dimostro quanto tengo alla nostra alleanza». Dall'altra parte Silvio Berlusconi, Gianni Letta, Niccolò Ghedini. A fianco della coppia leghista Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. Niente presidente della Lega per il Senato e tutti d'accordo, ovviamente.
Il passo di lato della Lega porta ad assegnare la presidenza di Montecitorio ai 5S (Fraccaro) e a FI quella di palazzo Madama (Anna Maria Bernini o la padovana Elisabetta Alberti Casellati, eletta a Venezia). Non un nome, o una rosa di nomi, di possibili candidati sarebbe stata fatta durante il vertice, ma la richiesta alle altre forze politiche di aprire il confronto con incontri che si dovrebbero tenere oggi. Quindi non solo i grillini nella trattativa con il centrodestra, ma anche il Pd che però si sfila subito, pronto magari tornare in pista sulle vicepresidenze. Lo schema di accordo che il centrodestra prevede - oltre ai presidenti 5S e FI - che i 4 vicepresidenti di ognuna delle due Camere siano esponenti dei partiti che non hanno il presidente. Quindi al Senato, un vice a Lega, Pd, 5S e FdI, e alla Camera dovrebbero essere i grillini a rimanere senza, proprio perchè avrebbero il presidente.
Ma per i grillini, un vertice con i leader «rischia di trasformare il tavolo per le presidenze delle Camere in un tavolo per il governo e noi, col centrodestra di Berlusconi, mai». Ciò non esclude però il possibile voto al Senato di M5S per un candidato di FI o l'uscita dall'aula qualora gli azzurri insistessero per Romani. Ma problemi Di Maio li incontra anche nel gruppo della Camera per Roberto Fico. Un gioco incrociato di veti che non nasconde il braccio di ferro tra Salvini e Di Maio su chi dovrà avere un ruolo centrale nella formazione del governo. Chiusi i canali con il Pd senza aver spaccato il centrodestra, Di Maio rischia ora di dover chiudere la trattativa con Salvini dietro al quale spunta però la figura di Berlusconi che manda in fibrillazione gruppi e meetup.
Dopo il vertice a palazzo Grazioli, il Cavaliere si era ritrovato con i capigruppo Paolo Romani e Renato Brunetta. Il primo resta il candidato di FI per palazzo Madama, ma pesa il veto 5S e così si mettono in fila anche le possibili riserve: Anna Maria Bernini (preferita da Berlusconi) e appunto Elisabetta Alberti Casellati, 71enne, nata a Rovigo, ma padovana d'adozione ed ex docente di diritto canonico al Bo (spinta dal gruppo forzista). Due alternative, e non una, che confermano il clima anarchico che si respira in FI. «Da noi ognuno fa il cazzo che vuole», ammette lo stesso Ghedini intercettato dalla Dire mentre parla con la collega Bongiorno. Una conferma si ha alla Camera dove c'è la rivolta di vecchi e nuovi deputati per la cosiddetta proroga - che altro non è che una riconferma - di Renato Brunetta com capogruppo. I deputati azzurri non vogliono sia l'ex ministro a guidare il gruppo e intendono votare prima del 27, giorno in cui viene composta la conferenza dei capigruppo.
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