Dal Polesine le dentature per gli italiani e non solo...

Giovanni Piazza e la figlia Barbara sono i titolari della Dental-Ruthinium a Badia Polesine

Lunedì 15 Gennaio 2024 di Edoardo Pittalis
Dal Polesine le dentature per gli italiani e non solo...

BADIA POLESINE - C'è un made in Italy anche del sorriso. Ogni giorno in molte parti del mondo milioni di persone sorridono mostrando una dentatura perfetta grazie a un'industria veneta. E i denti non sono tutti uguali, vengono realizzati diversi per colore e per misura: tra il modo di sorridere di un indiano e di un brasiliano ci sono differenze profonde. L'arte del sorriso è complessa e il marchio italiano, anche in materia di denti, convince per qualità.
Nel settore il Veneto è leader, l'unica società che ha mantenuto la produzione in territorio nazionale è di Badia Polesine. In Italia ci sono 64 mila dentisti e anche 8000 partite Iva di laboratori odontotecnici, fino a qualche anno fa erano 18 mila. Padova e Pordenone figurano nella graduatoria delle dieci città italiane con più dentisti. In testa alla classifica Genova con 11 ogni diecimila abitanti: Genova è la città più anziana d'Europa, quasi un terzo della popolazione ha più di 65 anni, non manca il lavoro.
Dalla Dental-Ruthinium in Polesine escono ogni anno 35 milioni di denti.

L'ha fondata nel 1965 Giovanni Piazza, di Legnago, 85 anni tra due giorni; la conduce la figlia Barbara, 53 anni. L'azienda ha una sessantina di addetti nella zona industriale di Badia e uno stabilimento in India con 130 dipendenti. Il gruppo fattura 10 milioni di euro. Si fanno denti artificiali in resina secondo i regolamenti UE che sono i più rigidi al mondo. Il dente è in "pmm" (polimetilmetalcrilato), una delle moltissime applicazioni del plexigas. Piazza era un perito elettrotecnico e anche un calciatore con una buona carriera di centrocampista a Badia e Lendinara e arrivato alla serie C con la maglia della Virtus Bassano. Poi lo chiama il fratello dal Piemonte e cambia vita.


Dal Polesine alla città della Fiat?
«Allora ero responsabile dell'impianto dello Zuccherificio di Lendinara. A Torino c'era mio fratello Vincenzo, un ragioniere che non voleva lavorare in banca ed era andato nella città del Fiat dove teneva la contabilità di una serie di laboratori specializzati in odontotecnica. Si è innamorato di questi prodotti dei quali non sapeva niente e mi chiama. Lascio tutto e mi trasferisco; ho dovuto anche lasciare il calcio, con la Virtus Bassano ci allenavamo col Lanerossi Vicenza che era in serie A. Ho continuato a giocare da dilettante con una squadra della Fiat e sono diventato buon amico di Giraudo. Ma avevo sempre meno tempo per gli allenamenti, ci siamo allargati a Napoli in società con un odontotecnico bravissimo. Dopo qualche anno siamo venuti in Veneto, a Badia Polesine, dove abbiamo prima affittato un capannone e nel 1972 costruito lo stabilimento. Eravamo ormai presenti alle più importanti Fiere mondiali del settore dentale. Sfortunatamente nel 1979 c'è stato un incendio devastante: un fatto accidentale, ma i materiali erano altamente infiammabili, è andato tutto distrutto, c'è stato anche un ferito. Sono rientrato in fretta dal Kuwait: c'erano 120 persone, il lavoro era tutto manuale".


Siete riusciti a ripartire?
«Per le nuove macchine ci siamo indebitati, Vincenzo ha voluto ricominciare subito, ma non potevamo mantenere tutti i dipendenti e c'era una tensione sindacale fortissima. Un giudice ci ha dato fiducia, siamo ripartiti con nuovi soci padovani e parte dei vecchi dipendenti. Nel 1982 eravamo già in piena ripresa, quando mio fratello si è ammalato, i soci non sapevano niente del settore e mi hanno lasciato carta bianca. Ho fatto il giro di tutti i clienti che erano sparsi per il mondo. Quell'anno alla Fiera di Colonia incontro degli argentini interessati al nostro prodotto e apriamo anche una fabbrica in Sud America venduta dopo dieci anni, abbiamo ancora un mercato argentino. Nel 1999 in società con brasiliani apriamo anche in Brasile, un'esperienza bellissima finita sette anni dopo con una buona vendita perché, nel frattempo, alcuni soci australiani ci hanno aiutato a riprendere la maggioranza delle azioni della nostra azienda. L'avventura indiana risale al 2001, quando alla Fiera di Colonia si presentano due indiani, un odontotecnico con una piccola fabbrica e uno del mondo finanziario. Il 1° gennaio del 2001 siamo andati dal notaio a costituire la società della quale ero amministratore delegato. Oggi in India si producono e si vendono 5 milioni di file di denti».


I denti che si vendono nel mondo sono tutti uguali?
«No e proprio per questo abbiamo cinque linee che hanno 20 forme e anche una gamma di 20 colori secondo una scala mondiale. C'è una differenza anche tra uomo e donna e tra i denti di un africano e di un asiatico, noi copriamo tutte le etnie e tutte le gamme della scala. Nei mercati nordici c'è meno richiesta, in Svezia per esempio il dentista è pagato dallo Stato fino ai 24 anni di età. Ma esistono mercati come India e Nord Africa dove c'è un grande bisogno di dentiere. In Italia c'è sempre più cura dell'igiene orale». Giovanni ha girato il mondo, gli manca solo la Cina. Da 50 anni ogni estate va in Grecia, nello stesso posto, l'isola di Evia: «Ho comprato un albergo, l'Apollon, 36 stanze, sul mare». Barbara Piazza è in azienda dal 1993, oggi è l'amministratrice delegata, affiancata nel lavoro dai tre figli: Anna 33 anni, Edoardo 24 anni, Giovanni 21.


Come è stato l'impatto nell'azienda del padre?
«Ho incominciato da giovane, studiavo lingue e ho seguito subito il mercato estero. C'era bisogno anche di affiancare nella transizione perché stavamo passando dal fax alle mail, dalla vecchia contabilità all'informatica. Mio padre è sempre il presidente della società e del consiglio d'amministrazione. Ho scoperto una vera passione nel 2010 quando ho seguito la formazione degli odontotecnici in Italia: eravamo più noti all'estero che nel nostro paese e un modo di farci conoscere era quello di formare le persone del settore. Su questa base sono sorte altre attività correlate: dalla collaborazione con le scuole odontotecniche al "Trofeo R", si tratta di una rete di 90 scuole che condivide il progetto formativo e assegna i riconoscimenti a livello nazionale. Per i 50 anni abbiamo scelto di realizzare un progetto solidale col Comune di Badia Polesine creando le protesi per 80 cittadini indigenti. Un'idea che abbiamo esteso in altre parti d'Italia in collaborazione con istituti scolastici: a Pesaro, Napoli, nel carcere di Secondigliano, in asili notturni per clochard. Noi forniamo i materiali e le scuole realizzano le protesi. Collaboriamo con la Comunità di San Patrignano dove allestiamo i laboratori odontotecnici e ci hanno assegnato il "Premio Abbraccio" come sostenitori. Ero a San Patrignano per tenere un corso quando è arrivato in visita il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: è entrato nel laboratorio, ha voluto parlare con tutti».


Quale futuro per il settore?
«Il settore è stato fermo per tanto tempo, ora con le tecniche digitali rivoluzionarie c'è un'accelerazione fin troppo veloce. Noi abbiamo investito in tecnologia e in specialisti. Il dente è un prodotto di consumo e le nuove tecnologie creano prodotti. Non si prevede un calo della richiesta, anzi Le aziende come la nostra che ha come competitor le potenti multinazionali si contano sulle dita di una mano: quelle hanno tutto, partono dall'impianto del dente e arrivano alla poltrona del dentista. È come Zara contro il sarto sotto casa. Dobbiamo fare valere le differenze, il rapporto col cliente, la qualità, il made in Italy. Ma per certificare dobbiamo sostenere i costi di una multinazionale; poi noi non riusciamo a entrare in Cina, mentre i cinesi possono esportare anche in Italia i loro prodotti».

Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 10:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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