BERGANTINO - MELARA Un gruppo di cittadini di Bergantino e Melara da due anni si sta muovendo, per contenere i disagi del servizio sanitario e dei medici di base in Alto Polesine. «Il gruppo ha iniziato a muoversi nell'autunno 2022, con un primo post su Facebook, datato 1 novembre - racconta il referente del gruppo, Lodovico Gavioli -.
IL PROBLEMA
Non ci sono medici di base. «Abbiamo fin da subito sottolineato come il nostro territorio sia decisamente sotto la media, rispetto al rapporto medici-popolazione e non sia mai stato specificamente inserito nelle zone carenti. Bergantino e Melara non risultano tra i Comuni carenti, se non per il generico ambito di Castelmassa. I medici di medicina generale sono distribuiti male. Per chi non trovasse soddisfacente il servizio di guardia diurna, ci sono ad esempio 811 posti liberi tra i medici di Adria, ma ce ne sono anche 652 a Stienta, ossia più di un posto disponibile ogni cinque abitanti. A Cerea, i medici con ambulatorio hanno 1705 posti».
Viene evidenziato che la distribuzione non omogenea dei medici, penalizza le aree più disagiate, senza che siano previsti incentivi per i medici stessi. «In diversi Comuni dell'Aulss 5 Polesana ci sono numerose disponibilità per la scelta di un medico, le visite specialistiche e pronto soccorso, portano spesso a Rovigo o ancora più distante, quando a Legnago e Borgo Mantovano ci sono ospedali e ambulatori distanti anche meno di 10 chilometri, ma non utilizzabili perché fuori territorio. Poi c'è la mancanza di continuità di rapporto umano e professionale, poiché è impossibile pianificare di ritrovare lo stesso medico che ha prescritto esami o analisi, cosicché la fiducia del paziente viene a mancare alla base. Bisogna creare una rete e operare in sinergia con enti e associazioni. Si inizierà a raccogliere dettagliatamente casi concreti di disservizio e si proseguirà proponendo soluzioni che limitino i vincoli legati ai confini amministrativi. La collaborazione tra i cittadini e le diverse realtà ci auguriamo possa essere di aiuto ai pazienti, nei casi concreti, e spronare gli enti responsabili ad individuare e attuare soluzioni, che possano riportare il malato su un giusto piano di dignità ed equità, soprattutto quando è possibile farlo attraverso la modifica di regole che oggi sono discriminanti e inique, per i pazienti di Melara e Bergantino».