Scontro tra Veneto e governo
su esuberi delle ex Province

Giovedì 6 Agosto 2015 di Daniela Boresi
L'assesore veneto alla Sanità, Luca Coletto
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VENEZIA - La fama di "Pierino" se l’è fatta da tempo: non c’è un tavolo di confronto romano dove l’assessore alla Sanità del Veneto Luca Coletto (coordinatore dei colleghi ancora per qualche mese) non alzi la voce e batta il pugno. Quando ci si siede, per altro, perchè ultimamente nelle riunioni in cui si parlava di tagli alla sanità se ne è pure uscito dall’aula.



E questa volta non è stato da meno. La voce grossa questa volta l’ha fatta con il ministro Marianna Madia: oggetto del contendere l’assunzione, da parte del comparto sanitario, dei dipendenti amministrativi in esubero, provenienti da altri Enti. Leggasi ad esempio le Province. «Non assumiamo proprio nessuno. tuona Coletto - La sanità ha bisogno di medici e di infermieri e non di amministrativi. E vogliamo oltretutto essere noi a gestire la faccenda». Un’uscita che non è piaciuta al Ministro che ha accusato il Veneto di mettersi sempre di traverso quando si tratta di riforme.



«Intanto non è stato il Veneto a bloccare il decreto sul trasferimento dei dipendenti - precisa Coletto - Ma l’intera Commissione salute ha detto no. E poi la storia è molto più complessa di come il ministro Madia vuol lasciar intendere». Coletto chiama in ballo la spending review del 2012. «A noi sono stati dati dati dei parametri che dicono che dobbiamo fare i conti con i costi del personale 2004 meno 1,4 per cento. - spiega - E non possiamo sforare altrimenti ci bloccano il turn over. Detto ciò mi deve spiegare, con tutto rispetto dei dipendenti delle Province, a cosa mi possono servire. Il turn over me lo tengo ben stretto per medici e infermieri che mi mancano». I conti sono presto fatti: ben oltre un migliaio di infermieri e qualche centinaio di medici. Per alcune specialità, come la pediatria, la psichiatria e la chirurgia si è davvero ridotti all’osso. «Ho un sospetto, che per altro ritengo ben fondato, tutti questi tagli e queste proposte servono per far andare tutte le regioni in piano di rientro e costringere così il sistema ad accelerare verso la fine di una assistenza universalistica per lasciare il posto ad un sistema assicurativo».



Complessivamente i dipendenti delle Province con il destino incerto in Veneto sono un migliaio: la Provincia di Belluno ha 126 dipendenti in esubero; 158 Venezia, 283 Treviso, 187 Vicenza, 147 Rovigo e 219 Padova. «Cosa si dovrebbe fare - tuona Coletto - assorbire i tagli e anche pagarli? Mi sembra davvero assurdo. Già quest’anno la Sanità subirà una pesante contrazione dei finanziamenti, taglio che il Veneto ha già contestato, e ora vogliono anche imporci assunzioni che non ci possiamo permettere».

Il vero spauracchio è quello di scivolare verso un "piano di rientro", che aprirebbe la porta ad un "commissariamento".



Il Veneto, con altre 4 regioni, ha i conti in ordine e a fatica ogni anno chiude il bilancio in attivo. «Se ci impongono spese aggiuntive diventa inevitabile non riuscire a far quadrare i conti - aggiunge Coletto - E sapete quale sarebbe l’inevitabile conseguenza? Che la sanità così come la conosciamo verrebbe smantellata e si riparlerebbe di assicurazioni e mutue. Certo lo Stato risparmierebbe qualche miliardo, ma a pagarli sarebbe la gente». E intanto si ricomincia a sentir parlare di "impugnazioni". A farlo è la Liguria. «Daremo mandato a uno studio legale di studiare la possibilità di impugnare il decreto legge sulla sanità per quanto riguarda i tagli», ha annunciato l’assessore alla Sanità e vicepresidente della Regione Liguria Sonia Viale. E il Veneto, per il momento, si limita ad applaudire.
Ultimo aggiornamento: 7 Agosto, 08:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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