Veneto, allarme cattedre vuote soprattutto nelle primarie. E mancano prof di matematica

Lunedì 21 Agosto 2017 di Raffaella ianuale
Veneto, allarme cattedre vuote soprattutto nelle primarie. E mancano prof di matematica
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Inizia una settimana di fuoco. Recuperare personale per i molti posti rimasti liberi, pubblicare le graduatorie di seconda e terza fascia per le supplenze, riunire i dirigenti scolastici per assegnare le reggenze. Ma ormai la coperta è corta. E anche lavorando a ritmi serrati non c'è personale sufficiente per occupare tutti i posti disponibili nelle scuole venete. Il che significa che ci saranno cattedre in ruolo date dal ministero della Pubblica istruzione al Veneto che rimarranno vuote. Certo verranno occupate dai precari, ma non è la stessa cosa. Né da un punto di vista sindacale con l'impossibilità di stabilizzare personale e tanto meno sul fronte didattico con il solito valzer di supplenti. E non si tratta di poche decine di posti. Siamo sull'ordine delle migliaia. Dei seimila e duecento posti con contratto a tempo indeterminato messi a disposizione dal Miur alla regione, più di un terzo non verrà assegnato perché manca il personale con i titoli richiesti. Questo malgrado il concorso dello scorso anno con la nuova infornata di vincitori. Dei mille e settecento posti per i docenti di sostegno ne sono stati assegnati finora solo duecento per mancanza di specializzati. Quindi già qui mille e cinquecento tempi indeterminati verranno occupati con contratti a termine. A questi si sommano altri mille posti. Le carenze sono soprattutto alla scuola primaria e alle medie e superiori per alcune materie come matematica, anche se quest'anno hanno faticato pure a coprire i posti di lettere.

Il problema sta comunque a monte nei numeri chiusi delle università. Gli atenei veneti infatti attivano un contingente di posti insufficienti a coprire il fabbisogno di insegnanti. Un esempio? Il sostegno, la cui situazione si aggrava di anno in anno, anche a fronte dell'aumento degli alunni portatori di handicap che, per il 2017-2018, sono 16.424 di  cui 7.143 gravi. Nonostante tale fabbisogno, le università venete attivano solo trecento posti, di cui duecento a Padova e un centinaio a Verona. Stessi numeri per l'accesso a Scienze della formazione: poche centinaia di posti a fronte di qualche migliaio di diplomati che si presentano alle prove di accesso.

«Malgrado in Veneto ci sia un ateneo per ogni città, non si riesce ad attivare un numero di posti adeguati per coprire le necessità delle scuole - dice Sandra Biolo, della Cisl-scuola veneta - una situazione che denunciamo da anni e che non si sblocca. Ci sono più di duemila posti che permetterebbero di stabilizzare personale e garantire continuità alla didattica che dovranno anche quest'anno essere coperti da personale precario».

Un'emergenza che si aggrava ancor più per dirigenti scolastici e personale Ata (collaboratori scolastici e amministrativi). I presidi ormai sono poco meno della metà di quanti ne servirebbero, quindi quasi una scuola su due avrà il dirigente a scavalco. Qui il concorso dovrebbe essere imminente, almeno secondo quanto garantito dal ministro Valeria Fedeli. E proprio mercoledì è in programma la convocazione all'Ufficio scolastico regionale veneto dei presidi per affrontare la questione. Poi c'è la voragine Ata. Contingenti sempre insufficienti e concorsi per i direttori amministrativi che non si fanno da vent'anni. Alla fine al Veneto per gli Ata sono stati dati 272 posti in organico di fatto, assolutamente insufficienti e in ogni caso pochi rispetto ai 531 assegnati al Piemonte, ai 583 dell'Emilia Romagna e ai 1298 dati alla Campania.
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