Nuovi venetisti crescono «Secessione? No, decolonizzazione»

Giovedì 2 Febbraio 2017 di Alda Vanzan
Nuovi venetisti crescono «Secessione? No, decolonizzazione»
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In una serata di ghiaccio ottanta persone escono di casa dopo aver cenato, prendono la macchina e raggiungono Brugine, un comune della campagna padovana. Parcheggiano dove trovano, anche lungo la provinciale, poi a piedi entrano nel bar trattoria Al Ponte. Nessun dubbio che sia il posto giusto: fuori penzolano le bandiere di San Marco, all'ingresso tra i gadget c'è la cassetta delle offerte, un euro va benissimo, due meglio ancora. Sulla sinistra la saletta già attrezzata per la riunione. C'è posto solo in piedi. Sono quasi tutti uomini, di tutte le età, parecchi giovani, anziani. Attentissimi. E la domanda è: cosa li spinge a stare per oltre tre ore, fin dopo la mezzanotte, ad ascoltare la storia del Veneto dal 4.000 avanti Cristo alla Serenissima fino al plebiscito «truffa» e all'annessione del 1866? Cosa li porta a partecipare a una riunione in cui si parla non di secessione e men che meno di autonomia, anzi, si prendono le distanze da chi la propugna («Altro che Zaia e autonomia, noi la Regione neanche la riconosciamo»), ma di «decolonizzazione»? Cosa li fa credere che «dichiarandosi veneti attraverso un soggetto internazionale» non si sia più tenuti a pagare le tasse? È insofferenza nei confronti di un'Italia che chiede troppo? È amore per uno Stato, il Veneto, che non esiste?
 
I RADUNI - Da mesi le riunioni del Clnv, il Comitato di Liberazione Nazionale Veneto, sono affollate. Stasera toccherà a Vazzola, nel trevigiano, la settimana prossima Pove del Grappa e Codognè. Il fatto che due mesi fa una ventina di leader e militanti del Comitato siano stati indagati e oggetto di perquisizioni oltre che di sequestri di computer e documenti, non preoccupa il popolo delle riunioni serali. Anzi, forse è proprio l'accusa degli inquirenti - quella di istigare a non pagare le tasse - a far breccia. A Brugine, più di una volta viene ripetuto: «noi non diciamo di non pagare le tasse», ma il concetto che «se si è nel Clnv non si è più italiani» ha un effetto conseguente. «Il nostro compito è passare dalla schiavitù alla libertà», dice, rigorosamente in lingua veneta, Maurizio Bedin. È reduce da Piovene Rocchette dove la mattina è stato con la pasionaria tosco-veneta Patrizia Badii e una sessantina di militanti del Clnv a difendere una famiglia che di lì a poco sarebbe stata sfrattata. Su Facebook scrivono: Un servo dello Stato italiano (ufficiale giudiziario) ha privato la famiglia Spezzapria i cui componenti sono soggetti in autodeterminazione della propria casa, letteralmente buttandola in strada. Per far questo, lo Stato si è cautelato, schierando intorno alla casa in sequestro le sue forze speciali, armate fino ai denti. La cosa vergognosa è che cittadini veneti sono privati della loro legittima casa da uno Stato fuorilegge. Quindi non è vero che si può non pagare le tasse? A Brugine nessuno lo domanda.

DALLA PREISTORIA - Bedin, che in tre ore passa dalla storia dei paleoveneti («Andate a visitare il museo di Este») agli atti internazionali di New York del 1966 («È grazie a questa legge che si raggiunge l'autodeterminazione»), continua a ripetere che bisogna partecipare, essere attivi, fare massa critica. I primi a dividersi, però, sono stati proprio quelli del Comitato. All'inizio ce n'era uno, adesso sono due e li si riconosce dall'estensione del dominio del sito internet: quello di Bedin, Badii e Gabriele Perucca è www.clnveneto.ch (sì, dominio svizzero), l'altro che tra i referenti vede Ruggero Peretti è www.clnveneto.com. Si sono spaccati la scorsa estate e continuano a farsi la guerra su chi sia il vero Comitato di liberazione nazionale. Di sicuro quello dei patrioti Perucca e Badii - quello del sito svizzero, per intenderci - è il più attivo sia sui social network che sul territorio, organizzando riunioni a raffica. Soprattutto nei paesi. Bedin lo ammette: «Siamo forti nelle campagne». Le città vi snobbano? «Le città sono centri operativi dello Stato». Del resto è nei paesi che si parla comunemente il dialetto, è qui che si mantengono più vive le tradizioni venete. Poi c'è chi ricorda che sempre nelle campagne costruirono il tanko dei Serenissimi. Flavio Contin, uno di quelli che nel 1997 assaltarono il campanile di San Marco, è nel Clnv.ch. A chiedere in giro, tra i politici vicino al mondo venetista, i commenti variano tra «non li conosciamo», «sono solo degli anarchici», «non rappresentano niente». Le serate intanto continuano. Con Bedin che ripete: «Sapete come hanno fatto l'unità d'Italia? Con la televisione, con i programmi spazzatura che vi inebetiscono il cervello. Non guardate la tv, leggete».
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