Svolta di Salvini, stupore nella Liga:
«Noi siamo lontani dal Sud»

Mercoledì 3 Dicembre 2014 di Paolo Francesconi
Svolta di Salvini, stupore nella Liga: «Noi siamo lontani dal Sud»
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La conversione sulla via di Bari, come Bepi Covre, ex sindaco di Oderzo, 25 anni di tessera Lega in tasca, chiama il progetto Lega dei Popoli al Sud lanciata dal segretario federale Matteo Salvini, più che illuminare sembra procurare qualche problema "di visione" alla pancia del partito veneto, qualcosa che alle orecchie di taluni suona come "compagni, finora abbiamo scherzato". Ritrovarsi come alleati i detestati "terroni", quasi dalla sera alla mattina, non è che possa andar giù come rosolio. Anche se la certezza di avere di nuovo un leader (Salvini si candiderà alle primarie anche contro Berlusconi ha detto ieri) e un futuro in virtù del boom di consensi (l’ultimo sondaggio dà il Carroccio al 12,5%, come Forza Italia, dietro Pd al 39,5% e m5S al 18,5%) fa passare smanie di obiettare e criticare, specie dopo le vacche magre degli ultimi anni.

Ad ottobre, ad esempio, l’apertura al Sud era stato uno dei motivi che aveva indottoMassimiliano Panizzut, segretario di circoscrizione e consigliere comunale a Budoia, in Friuli, a dimettersi dagli incarichi. Ora Renato Miatello, sindaco di San Giorgio in Bosco, rieletto per la seconda volta con il 70% dei voti, dice pane al pane quello che in diversi pensano: «Sono un leghista duro e puro. E sono perplesso. Diciamo che voglio capire. Come me, parecchi. Lunedì sera abbiamo fatto una riunione e queste cose sono saltate fuori. L’operazione Sud mi pare tirata per i capelli, può essere positiva se Salvini punta ad applicare subito i costi-standard e il federalismo fiscale. Di certo non può restare tutto com’è oggi, dove il Nord paga per il Sud che spreca. I soldi devono restare qui. Se no cosa abbiamo predicato a fare fino adesso?». Più va avanti il discorso, più Miatello si infervora: «Abbiamo gridato "al lupo al lupo" per anni e adesso sono diventati tutti agnelli? In Veneto abbiamo stretto i denti per portare avanti i nostri ideali. Accetto le decisioni ma al vertice sappiano che saremo molto vigili su come prosegue l’iniziativa, non accetteremo supinamente ogni decisione. Siamo gente coerente». Chiaro, no? Mentre un altro sindaco indipendentista (di Cittadella),Giuseppe Pan, parla di «scommessa, anzi un ritorno alle origini, alle macro Regioni di Gianfranco Miglio. L’Italia è cambiata, l’operazione Sud mi sembra oggi più praticabile: con i sindaci di alcune regioni i problemi sono gli stessi, l’euro, gli immigrati, il disastro economico. Non penso potrà ostacolare il referendum per l’indipendenza del Veneto, il nostro obiettivo. Però è vero, sì, ci sono militanti che la vedono in maniera sospetta».

Ma ci sono anche sindaci «felici». Come Milena Cecchetto, primo cittadino di Montecchio maggiore: «Siamo diventati noi del Nord i meridionali d’Europa, i "terroni" di un altro tipo di centralismo che da Roma si è spostato a Bruxelles. D’altra parte, nel Meridione si stanno accorgendo che il federalismo conviene anche a loro, che non possono più andare avanti così e che noi leghisti, noi del Nord, non ce l’abbiamo con loro. Lo so che nella base ci sono perplessità. Ma sono convinta che sia giunto il momento di dire agli amici del Sud: ehi, ragazzi, ci diamo una mano, che dite?». Disco verde anche da Paolo Bordignon, sindaco di Rosà: «Questo è un progetto autonomista, ognuno comanda a casa sua. È un’opportunità perchè l’Italia non regge. Il federalismo è la risposta, qui come giù. E per me vale sempre Veneto libero».

Salendo di grado, troviamo Daniele Stival, assessore regionale: «Non è la Lega che sbarca al Sud, in Consiglio federale la cosa non è stata presentata in questi termini. Se così fosse, sarebbe necessario un congresso, una discussione interna preliminare visto che è in gioco l’articolo 1 dello Statuto, l’indipendenza della Padania. Molti militanti si sono fatti vivi preoccupati, perplessi, ma li ho tranquillizzati. Sarà un partner, un soggetto politico autonomo diverso dalla Lega che proverà ad allargarsi al Sud diventato, per altro, nel tempo anche lui più indipendentista. Certo, molto dipenderà da come questa cosa verrà realizzata». Al riguardo ieri il segretario federale ha fornito altri dettagli del progetto: si chiamerà "Comitati o gruppi per Salvini", nuovo simbolo giallo-blu, la rete politica che dovrebbe cambiare il profilo della Lega trasformandola in un aggregatore nazionale di associazioni, movimenti, singoli cittadini che «si riconoscono nei principi fondamentali di una carta dei valori che presenteremo la prossima settimana». Bepi Covre, da libero pensatore, vede le cose in chiaroscuro: «Ad un federalista, mai secessionista, come me, l’operazione piace pur non essendo un grande simpatizzante di Salvini. Il federalismo è un patto tra diversità, tra Nord e Sud appunto, questa iniziativa è l’antitesi della secessione. Peccato aver perso tutti questi anni». Via libera, allora? Ni. «Il problema non è di sostanza ma di metodo: Salvini avrebbe dovuto avere l’avvedutezza di preparare i militanti, per troppi anni dopati di secessione e di furore anti-meridionale - osserva Covre - Ci voleva un congresso, un luogo di discussione, non il solito andare avanti a strappi. In politica si può sempre dire "compagni di cambia", ma dipende da come spieghi e proponi la svolta». Accolta subito molto bene, invece, da Stefano Caldoro, governatore azzurro della Campania e da Onofrio Introna, presidente del Consiglio regionale della Puglia: «Matteo, vieni a trovarci».
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