Punti nascita con meno di 500
​parti, scattano i controlli

Giovedì 14 Gennaio 2016 di Daniela Boresi
Punti nascita con meno di 500 parti, scattano i controlli
Morti per parto, polemiche sopite, ma non spente. Tra Veneto e ministero, se pur dopo lo scontro tra la Regione Veneto e la Commissione le acque si sono calmate, resta comunque aria tesa.
Il ministro Beatrice Lorenzin ieri ha affidato una replica ad una trasmissione televisiva nella quale ha assicurato che "le morti in gravidanza non sono dovute a deficit di organico", cosa di cui si era subito accertata. Il ministro ha poi sottolineato anche che le criticità rilevate sono relative alla gestione delle infezioni. «Abbiamo quindi chiesto di rafforzare il monitoraggio delle sepsi (setticemia), anche nella fase che precede l’arrivo della donna in ospedale». 

LA DIATRIBA - Ad innescare la guerra, ancora nei giorni scorsi, Alessandro Ghirardini, presidente della commissione inviata in Veneto nel rispondere con una email alle modifiche richieste dai tre componenti della Regione che tra i termini suggerivano, perché non d’accordo, la cancellazione della frase relativa alle "criticità cliniche". «Per quanto riguarda i termini "criticità cliniche ed organizzative riteniamo corretto mantenerle. Se ritenete di non condividere quanto riportato, la soluzione migliore è quella di non riportare le vostre firme». Ed è senza firme che il documento è apparso sulla stampa online, provocando una forte frattura tra la Commissione e la Regione Veneto che ha chiesto conto di questo "affronto".

LA REVISIONE - Ieri la vicenda è intanto approdata in V. Commissione dove è stato ascoltato l’assessore Luca Coletto e i componenti regionali della task force. «Al momento ci sono poche spiegazioni da dare, sapendo che è al lavoro la Commissione ministeriale, di cui fanno parte anche tre esperti nominati dalla Regione, che deve accertare i fatti e consegnare, entro un mese, la relazione definitiva. Vi è poi una seconda indagine da parte della Procura, che andrà ad accertare tutti gli aspetti, oltre ovviamente agli esiti delle due autopsie». 
Un controllo ulteriore è stato avanzato dal Pd. «Abbiamo chiesto che venga presentato un rapporto approfondito sulla situazione della rete della natalità in Veneto, per sciogliere i nodi critici che possono causare ancora altre tragedie, report che verrà presentato entro un mese», ha chiesto Alessandra Moretti assieme ai consiglieri democratici Claudio Sinigaglia, Bruno Pigozzo, Orietta Salemi e Franco Ferrari (LM). Entrando poi nel merito hanno «stigmatizzato la cattiva gestione della comunicazione che si è verificata sui drammatici episodi accaduti in Veneto nelle ultime settimane, sia per la fuga di notizie della commissione ispettiva, sia per le inopportune risposte dell’assessorato alla sanità che hanno incrementato i malintesi».
Riferendosi specificatamente alla questione dei punti nascita, l’assessore ha voluto sottolineare che da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze sono stati tutti valutati, sia quelli al di sopra dei 500 parti all’anno, sia al di sotto, quest’ultimi, ha precisato, giustificati da situazioni geografiche, di collegamento e da situazioni meteorologiche particolari, visto che due si trovano in alta montagna. 

7 CENTRI NEL MIRINO - Sotto i 500 parti (soglia che l’Oms ritiene minuma per garantire la sicurezza) ci sono infatti 7 centri: Thiene, Asiago e Valdagno nel Vicentino, Portogruaro nel Veneziano, Piove di Sacco nel Padovano e Trecenta e Adria nel Rodigino.
«Una revisione è fattibile. Su tutto possiamo discutere, va anche detto però che quelli esistenti sono stati tutti sostenuti ed approvati dal Ministero, che li ha vagliati in conformità alla normativa vigente - spiega l’assessore - E che anche i reparti che fanno pochi parti, come ad esempio Asiago, hanno una équipe che si turna con altri ospedali e quindi di parti ne fa ben oltre i 500». L’assessore ha comunque promesso che a garanzia di un sistema materno-infantile efficace a breve farà concludere un’analisi dettagliata dell’esistente. «Trovo normale che alla scadenza del Piano socio sanitario si possano rivedere le schede, - precisa - ma questo non vuol dire che andremo alla fine a chiudere questi centri nascita, visto che costantemente ne controlliamo l’efficacia e l’efficienza». 
Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 11:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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