Ater, riforma della giunta regionale: nuove regole per le case pubbliche

Mercoledì 18 Gennaio 2017
Ater, riforma della giunta regionale: nuove regole per le case pubbliche
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VENEZIA - A quasi sette mesi di distanza dall’approvazione da parte della giunta regionale, entra oggi nel vivo con le audizioni in commissione consiliare la riforma delle Ater venete, un nuovo testo che rivede le leggi 10/1995 e 10/1996 che hanno sinora disciplinato l’edilizia pubblica e le modalità di assegnazione dei 41.814 mila alloggi. «È una delle riforme chiave di questa legislatura - ha detto l’assessore Manuela Lanzarin - Spero che le audizioni con tutti i soggetti coinvolti, dagli enti locali alle cooperative, dalle associazioni degli inquilini e dei proprietari ai rappresentanti dei costruttori rendano evidente la necessità e l’urgenza di rimettere mano alle regole di governo, assegnazione e gestione delle case pubbliche».
I 51 articoli del disegno di legge approvato il 29 giugno 2016 dall’esecutivo di Palazzo Balbi mirano a cambiare la ‘governance’ delle Aziende territoriali per l’edilizia residenziale, rendendola più leggera e operativa e – soprattutto - aggiornano i criteri per l’accesso alle case pubbliche. Due le principali novità: i contratti a termine (quattro anni, rinnovabili) e il canone di locazione ‘sopportabile’, parametrato cioè alle possibilità economiche degli assegnatari ma anche ai costi di gestione e manutenzione sostenuti dall’azienda pubblica.
“A oltre vent’anni dalle leggi regionali che hanno riordinato gli enti di edilizia pubblica e i criteri di gestione degli alloggi, era necessario aggiornare le regole – ha detto l’assessore Lanzarin – Oggi 4 inquilini su 10 dei 37 mila alloggi di proprietà regionale (41 mila contando anche le case di proprietà dei comuni) pagano un canone compreso tra i 20 e i 48 euro al mese, e 5 su 10 pagano un affitto compreso tra i 120 e i 212 euro mensili, mentre il costo medio di gestione e ordinaria manutenzione di un alloggio pubblico ammonta a 131 euro al mese. Se non interveniamo in favore della sostenibilità economica, le Ater non solo non riusciranno ad avere le risorse per rinnovare e ampliare il numero di alloggi, ma non saranno nemmeno più in grado di assicurare la gestione e la manutenzione delle case esistenti». La riforma prevede che l’assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica avvenga non più solo in base al reddito, ma in base ad uno specifico indicatore di situazione economica equivalente. Verranno comunque salvaguardate le situazioni di maggior disagio economico. Ma verrà tenuto conto anche del dovere dell’inquilino di mantenere il decoro dell’abitazione assegnata. «Nei casi di grave incuria e condotte incivili – ha sottolineato l’assessore – l’azienda provvederà alla risoluzione del contratto di locazione».
L’altra novità prevista dalla riforma è il contratto di locazione a termine (quattro anni, più quattro) introdotta per favorire il ricambio e la mobilità, nel caso di mutata condizione del nucleo familiare. «Su 16 mila domande oggi in graduatoria, solo il 5 per cento riesce ad ottenere un alloggio Ater - ha detto l’assessore - E’ evidente che le regole devono essere riviste».
Il testo di riforma modifica inoltre la struttura di governo e le funzioni delle Ater: le sette aziende territoriali (attualmente commissariate) saranno rette da un amministratore unico, coadiuvato da un direttore; il controllo sarà affidato ad un revisore unico dei conti; e potranno, inoltre, diventare stazione appaltante per gli enti locali e occuparsi anche di edilizia scolastica e di lavori pubblici, occuparsi della gestione del patrimonio dismesso delle Ulss, e rilasciare attestazioni di qualità ambientale ed energetica degli immobili.
Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 08:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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