Zaia contro il governo: «Il Veneto
vuole soldi e prerogative di Trento»

Sabato 13 Settembre 2014 di Paolo Francesconi
Luca Zaia
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VENEZIA - Nuovo, aspro braccio di ferro tra governo e Veneto sul tema delle disparità tra Regioni ordinarie e speciali. Con il governatore Luca Zaia che non le manda a dire a Gianclaudio Bressa, sottosegretario agli Affari regionali, ex sindaco di Belluno dall’88 al ’93, bolzanino d’adozione, il primo a dar fuoco alle polveri. Parlando a Trieste ad un convegno della Cgil, ha detto che in Italia «il problema sono le regioni ordinarie, non quelle speciali. Anzi, quelle alpine sono le uniche ad aver dimostrato senso di responsabilità. Il problema non è smontare le speciali, ma dare un’iniezione di specialità alle ordinarie».



Richiesto di chiarire il senso del discorso, Bressa spiega: «Non mi riferisco a nessuno, il mio è un discorso istituzionale. Le Regioni ordinarie, nate come strumento per riformare lo Stato, hanno fallito il compito. Si sono perse in un contenzioso infinito con lo Stato, nel fissare i confini di materie e competenze, ma nell’insieme, a parte il primo periodo, hanno dimostrato di essere inerti sul piano delle politiche pubbliche. Ditemi una sola cosa memorabile fatta. E non è una questione di risorse o sprechi - sottolinea Bressa - ma di cultura politica, di classe dirigente. Le Regioni speciali, invece, con i dovuti distinguo, hanno vinto la scommessa, hanno saputo gestire il sistema. Che fare adesso? Arrivano due occasioni straordinarie: il Senato delle Regioni e le prossime elezioni».



Zaia è saltato su come una molla: «L’esponente centralista di un governo supercentralista ha perso un’occasione per tacere - replica - Sia chiaro, non voglio togliere poteri a Trento o a Bolzano, ma dare pari opportunità al mio Veneto. Nel merito: certo che a Bolzano non aprono contenziosi, non ne hanno bisogno perchè hanno già competenze esclusive che noi ci sogniamo. No, Bressa utilizza delle ovvietà per attaccare le Regioni ordinarie».



Il governatore ribalta il ragionamento: «Vivere in Trentino Alto-Adige è come spassarsela a Beverly Hills, stare in Veneto è come sbarcare il lunario nelle favelas. E questi, da lì, vengono a farci le pulci, a dire che da noi non funziona niente. Sfido io: non ci tratteniamo mica dal 40 al 90% delle entrate tributarie statali come fa la Provincia di Trento. Ed è logico che questa classe dirigente faccia discorsi del genere: da decenni governa cercando solo l’autoconservazione e il centralismo, a scapito di poche regioni che mantengono tutto il sistema, a cui negano ogni sacrosanta autonomia. La riforma del Senato era un’occasione per rivedere tutto e riequilibrare le disparità: hanno scelto di rafforzare unicamente la supremazia statale. I costi-standard nella sanità sono pronti dal 2011: chi li ha visti?».



Zaia sfida Bressa sul pratico. «Il Veneto, prima regione turistica d'Italia, può disporre di 3 milioni di euro per la sua promozione, contro i 57 milioni della Provincia trentina». Poi parte a raffica con i confronti: «Badante gratis: la Provincia di Trento eroga un assegno di cura integrativo all'indennità di accompagnamento fino a 1.100 euro mensili. Il reddito minimo per soggetti bisognosi fino a 950 euro per 4 mesi con tre possibili rinnovi. Libri di testo gratis dalle elementari al biennio superiori. Ed ancora: il dentista gratis da 0-18 anni; le borse di studio per frequenza di corsi di lingua straniera fino a 1.800 euro; lo stipendio di un insegnante di scuola superiore pari a 2.569 euro lordi mensili (cui possono aggiungersi indennità di bilinguismo annuale per 2.821 euro e indennità specializzazione di 1.057 euro) a fronte dei 1.760 euro lordi mensili per l'insegnante in Veneto».



Poi c’è tutto il capitolo imprese: «Finanziamenti a fondo perduto che per il Veneto non esistono. Agevolazioni Irap di svariata natura e riduzione dell'aliquota a zero per le nuove imprese. Facilitazioni per l'accesso al credito». Conclude Zaia: «Bressa, di che parliamo? Valle un po’ a spiegare a Belluno le cose che dici».
Ultimo aggiornamento: 16:17
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