Ecco gli ospedali del Veneto dove è meglio venire alla luce

Giovedì 12 Gennaio 2017 di Vettor Maria Corsetti
Ecco gli ospedali del Veneto dove è meglio venire alla luce
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È un documento che da un lato tiene conto delle linee d’indirizzo definite in materia dalla Conferenza unificata tra Governo, Regioni ed Enti locali, e dall’altro prende atto del numero di parti eseguiti tra il 2006 e il 2008 e tra il 2009 e il 2015, quello che ridisegna il modello di rete assistenziale e il numero e le caratteristiche dei punti nascita nel Veneto. Per l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, la deliberazione di Giunta numero 2238 dello scorso 23 dicembre «applica le linee guida approvate dalla Conferenza unificata adattandole ai contenuti del Piano socio-sanitario regionale, partendo dall’intensità delle cure, dall’individuazione del ruolo delle singole strutture messe in rete, dalla sottoscrizione di protocolli per la gestione delle donne in gravidanza e dei neonati, nonché dal loro trasporto nei luoghi più appropriati in caso di necessità». E a tal fine, revisiona la rete esistente tenendo conto «dell’appropriatezza, sicurezza e qualità delle singole strutture», della mappatura dei flussi e della collocazione delle stesse. Altrettanto importante, secondo Coletto, l’andamento delle nascite a livello regionale, «caratterizzato da un aumento dei parti e dei nati tra il 206 e il 2008, e dalla diminuzione costante dei secondi dopo quest’ultimo anno».
Tra il 2009 e il 2015, infatti, i nati sono passati da 47.506 a 38.507, «e la proiezione dei primi mesi del 2016 conferma un trend in diminuzione anche per i parti». La delibera di Palazzo Balbi, dunque, suddivide le strutture della rete in 4 classi (da 5 a 2 “stelle”), tenendo conto del numero di parti e nascite (nel primo caso, da più di 2.000 a meno di 500, con la precisazione che «ogni classe deve garantire, oltre alle sue competenze, anche quella della classe inferiore»). E per ogni fascia, identifica i relativi requisiti funzionali, operativi e di sicurezza. Tuttavia, «per la bassa attività e le situazioni orografiche difficili», prevede di procedere in deroga nei punti nascita di Pieve di Cadore, Venezia, Piove di Sacco, Adria, Trecenta, Asiago e Valdagno. Da segnalare poi che dove i parti sono inferiori a 500 (numero comunque non vincolante ai fini di ulteriori interventi), al personale vanno garantiti la rotazione e il collegamento con le strutture della classe superiore. Oltre alla presenza costante di un’ostetrica. E per almeno tre ore al giorno, quella del pediatra per il nido. In questo caso, l’unità per assistenza a gravidanze si occupa esclusivamente di parti non complicati e con un’età gestazionale superiore alle 37 settimane compiute. Per gli ospedali della classe 3, invece, i parti devono avere un’età gestazionale superiore alle 34 settimane compiute. Oltre a essere privi di complicazioni e superiori ai 501 all’anno, in strutture «funzionalmente collegate con le unità appartenenti alle classi 4 e 5». Loro requisiti essenziali, gli standard di unità ostetrica e pediatrica di primo livello. Le vette di questa sorta di piramide sono rappresentate dagli ospedali di Padova (referente anche per Venezia, Treviso e Belluno) e Verona (Vicenza e Rovigo).
«Finalmente la Giunta mette mano alla classificazione dei punti nascita – commenta il consigliere del Pd, Claudio Sinigaglia – Il Veneto, infatti, era a questo livello una delle regioni ancora inadempienti. A lasciarmi perplesso non è tanto la delibera nel suo insieme, che presa alla lettera potrebbe anche funzionare, ma il futuro delle strutture rientranti nella classe 2, vale a dire la più debole. Prendo atto che nel merito l’assessore ha chiesto all’autorità competente la procedura in deroga. Ma una cosa è sollecitarla, un’altra ottenerla. Insomma, spero che qualche accordo preventivo in materia lo si sia fatto. O in caso contrario, che la richiesta avanzata da Coletto abbia motivazioni inattaccabili».
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Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 08:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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