Niente soldi, addio referendum
«L'indipendenza è solo rinviata»

Sabato 31 Ottobre 2015
Niente soldi, addio referendum «L'indipendenza è solo rinviata»
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VENEZIA - Non piace agli amministratori regionali la crudezza con cui si materializza la sentenza sul referendum per l’indipendenza del Veneto: quel "pietra tombale" che ieri il Gazzettino ha squadernato, in esclusiva. Un de profundis proclamato di fronte ai pochi soldi raccolti per organizzare la consultazione e alla precedente dichiarazione di illegittimità della legge che avrebbe chiamato i veneti a pronunciarsi.



La parola d’ordine invece è che la battaglia non è conclusa, anzi da questa vicenda c’è da imparare, sia attorno alla frammentazione della galassia venetista, sia in tema di promesse di sostegno regolarmente disattese. E, incidentalmente, si sottolinea subito la legittimità di un altro referendum, quello sull’autonomia.



«Avere restituito i contributi per l’indizione del referendum ai cittadini che avevano versato - dice il governatore Luca Zaia - non significa aver rinunciato definitivamente all’idea. Era un atto dovuto, soprattutto a fronte delle richieste di restituzione che erano state avanzate». Ne beneficeranno i 1368 cittadini che hanno donato complessivamente 114.913,88 euro (in media, 84,31 euro pro capite).

«Nessuna pietra tombale, l'indipendenza rimane il nostro obiettivo rincara l’assessore regionale Roberto Marcato - Con lo Stato centrale abbiamo solo perso una battaglia, non la guerra. Certo che il mondo indipendentista, se davvero ci crede, dovrebbe restare unito, non spaccarsi in mille rivoli».

Ecco, l’unione delle forze è il primo spunto di riflessione e nel mirino entrano gli indipendentisti: «Se ci credono e vogliono darci una mano, dovrebbero evitare di spaccarsi tra di loro - aggiunge Marcato - questa frammentarietà non giova, toglie solo forza al movimento».



Tiene banco però la raccolta di fondi che, alla fine, è risultata irrisoria rispetto a una previsione di spesa di ben 14 milioni. «La legge dichiarata illegittima - puntualizza Zaia - prevedeva il finanziamento popolare (al contrario delle legge 16 sul referendum per l’autonomia) e ciò fu stabilito sull’onda anche di un movimento d’opinione che andava sostenendo come sarebbe stati milioni i veneti e gli imprenditori disposti a contribuire alla causa. Imprenditori che a tutt’oggi sono a me sconosciuti e ignoti».

Marcato si toglie un sassolino dalla scarpa ricordando i proclami di alcuni indipendentisti che non fanno parte della Lega: «In campagna elettorale c'era chi assicurava che ci sarebbero stati imprenditori pronti a versare centinaia di migliaia di euro pur di effettuare il referendum. Non è stato così». Marcato non lo cita, ma il riferimento è anche ad Alessio Morosin, candidato governatore poi non eletto.



E ora? «E’ evidente che per noi veneti quella della Catalogna resta un preciso punto di riferimento e un’esperienza fondamentale – prosegue Zaia - ma l’unica realtà che è riuscita con successo a celebrare un referendum, indipendentemente dal risultato, rimane la Scozia che tuttavia è arrivata a una consultazione ufficiale dopo una lunga e virtuosa storia di devolution e autonomia concesse dal governo britannico. A dimostrazione che i concetti di autonomia e di indipendenza non si contrappongono, ma si possono e si devono coniugare».
Ultimo aggiornamento: 20:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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