Pronto soccorso, tagli del 50% in Veneto e del 30% in Friuli Venezia Giulia

Venerdì 26 Maggio 2017 di Raffaella Ianuale
Pronto soccorso, tagli del 50% in Veneto e del 30% in Friuli Venezia Giulia
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Tagli record ai pronto soccorso in Veneto. Se negli ultimi quindici anni la rete di strutture destinate all'emergenza in Italia si è ridotta di un terzo, in Veneto si è quasi dimezzata passando dai 92 pronto soccorso del 2003 ai 49 di ora. A rivelarlo un sondaggio del mensile Quattroruote che pone la regione sul podio negativo dei tagli. In Veneto, però, il negativo diventa positivo perché la contrazione rientra in una riorganizzazione che vede la regione capofila in Italia. «È una questione di razionalizzazione che ha portato grossi vantaggi ai pazienti e che le altre regioni non hanno ancora attuato» spiega il medico Paolo Rosi, responsabile area 118 del Coordinamento regionale emergenza e urgenza. Quindi meno pronto soccorsi, ma più complessi e specializzati.
Guardando ai numeri parla di crolli il mensile Quattroruote che snocciola tutte le percentuali. La riduzione media nazionale del numero dei pronto soccorso e dei dipartimenti di emergenza-urgenza e accettazione tra il 2003 e il 2013 (fonte Anaao-Assomed) è del 28 per cento, quindi significa che 168 unità sono scomparse. A fronte di rari casi, come la Lombardia e la Toscana, in cui la rete è stata leggermente potenziata, in tutte le altre regioni si sono registrati solo riduzioni. Al primato veneto che segna un meno 47%, seguono le Marche con un taglio del 44%, il Molise del 40% e la Puglia del 36%. Nel gruppo di testa dei tagli pure il Friuli Venezia Giulia con un meno 29%, passando così da 28 pronto soccorsi a 20. Quattroruote sottolinea anche come siano diminuiti del 10% i mezzi di pronto intervento. Se nel 2003 in Italia circolavano 2.373 ambulanze, 906 delle quali per il soccorso di base, 1.172 per quello avanzato e 295 unità mobili di rianimazione, nel 2013 risulta maggiore il numero delle ambulanze semplici che raggiungono quota 1.189, ma inferiore quello dei mezzi avanzati che si fermano a 712 (meno 39%) e attrezzati per la rianimazione ridotti a 224 (meno 24%). Su questo fronte però Veneto e Friuli non primeggiano, superate di gran lunga da Lazio, Calabria e Marche. «La riduzione dei mezzi si riflette anche sul tempo medio d'intervento dei veicoli di soccorso che è di 18 minuti - si spiega nel sondaggio - un dato migliorato di tre minuti negli ultimi quindici anni, ma estremamente variabile a seconda delle regioni: si va dagli 8 minuti del Trentino Alto Adige ai 33 minuti in Basilicata».
Il responsabile regionale dell'area 118 ci tiene però a precisare che i mezzi veneti non sono stati toccati. Ci sono quindi 4 elicotteri utilizzati in 2500 interventi l'anno, 126 basi per le ambulanze, 219 ambulanze in servizio ogni giorno, 300 mezzi di soccorso di proprietà delle aziende sanitarie venete a cui si sommano quelli delle associazioni di volontariato. «Da non scordare - prosegue il dottor Rosi - che tutti gli ospedali veneti hanno un punto di atterraggio per gli elicotteri. Noi abbiamo fatto la razionalizzazione che altre regioni non hanno ancora attuato. Abbiamo ospedali specializzati negli ictus o nell'infarto miocardico, solo per fare qualche esempio. Quindi di fronte ad emergenze di questo tipo dirottiamo il paziente direttamente nell'ospedale specializzato riducendo la mortalità e aumentando i recuperi senza esiti negativi. Abbiamo, quindi, superato la logica di un tempo di portare il paziente nell'ospedale più vicino. Per quanto riguarda i tempi dei soccorsi siamo in linea con i 18 minuti dello standard ministeriale per i codici gialli e rossi, cioè di media e alta gravità».
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Ultimo aggiornamento: 12:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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