Popolari, l'Europa apre: «Presto una soluzione»

Martedì 4 Aprile 2017 di ​Mattia Zanardo
Popolari, l'Europa apre: «Presto una soluzione»
2
Nonostante i conti ancora in profondo rosso, l'Europa apre al salvataggio delle ex popolari venete. Ieri pomeriggio si sono incontrati a Bruxelles, per la prima volta, rappresentanti di tutte le istituzioni coinvolte nella richiesta di ricapitalizzazione precauzionale (ovvero con l'intervento della Stato) avanzata da Veneto Banca e Popolare di Vicenza: al tavolo alti esponenti di Commissione europea, Vigilanza della Bce, Banca d'Italia e del ministero dell'Economia italiano. L'esito è stato definito «molto positivo e fruttuoso». Un portavoce della Commissione ha confermato che «sulla situazione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono in corso discussioni costruttive tra le autorità italiane, la Banca centrale europea nella sua capacità di Supervisione unico, e la Commissione Ue. Tutti sono seduti attorno al tavolo con l'obiettivo di arrivare ad una soluzione comune che sia efficiente, sostenibile e nell'interesse della stabilità finanziaria. Siamo fiduciosi che una soluzione su queste basi possa essere trovata nelle prossime settimane».

Ma già il fatto stesso che si sia tenuta una tale riunione e che la notizia sia stata fatta filtrare, a differenza della consueta blindatura, fa ben sperare sull'intenzione degli organismi europei di acconsentire al ricorso del capitale pubblico e di ritenere i due istituti solvibili. Anzi, su quest'ultimo punto la Bce avrebbe già espresso al ministero un giudizio favorevole. E Francoforte avrebbe comunicato anche il fabbisogno di capitale delle due banche, altra premessa indispensabile perché Bruxelles possa esaminare le richiesta di ricapitalizzazione. Peraltro, il calcolo effettuato dai tecnici dell'Eurotower, si fa notare, è un «risultato meccanico» derivato dagli stress test dello scorso luglio, a loro volta basati sui dati di bilancio 2015. Dunque, la reale necessità di capitale fresco potrebbe essere diversa, anche alla luce del piano di fusione presentato dai due gruppi bancari.

Se da Bruxelles arrivano segnali incoraggianti, a Montelluna, però, c'è poco da entusiasmarsi. Nelle stesse ore del summit europeo, il cda di Veneto Banca ha chiuso il bilancio per il 2016 con perdite nette per un miliardo e 502 milioni di euro, a fronte dei quasi 882 registrati a fine 2015. Un risultato negativo, spiega una nota del gruppo guidato da Massimo Lanza, su cui ha influito la «rigorosa politica di accantonamento su posizioni creditizie» e gli «accantonamenti a fondi rischi e oneri principalmente riconducibili a rischi per litigation su azioni Veneto Banca e agli oneri connessi all'Offerta di Transazione». Nel primo caso, sono state messe a bilancio rettifiche sui crediti per 1,288 miliardi, rafforzando la copertura sui crediti deteriorati di otto punti. I prestiti a rischio comunque, ammontano a 9 miliardi, contro i 7,5 del precedente esercizio. A fondo rischi e oneri, invece, sono stati destinati 434 milioni. Dopo due prestiti obbligazionari a febbraio per complessivi 3,5 miliardi, Veneto Banca richiederà l'autorizzazione un'ulteriore emissione di titoli con garanzia dello Stato fino a 1,4 miliardi di euro. Continua anche la frenata della raccolta totale e dagli impieghi per cassa con clientela, scesi a 61,1 miliardi, in flessione del 17,2%. L'11 aprile il cda scioglierà la riserva sull'offerta di transazione (conclusa con l'adesione del 73% dei soci, detentori del 68% delle azioni), mentre l'assemblea per l'approvazione del bilancio è convocata per il 28.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci