Veneto, quota 100 per 7000 nel pubblico: «Beffa sul Tfr%»

Mercoledì 9 Gennaio 2019 di Paolo Francesconi
Veneto, quota 100 per 7000 nel pubblico: «Beffa sul Tfr%»
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VENEZIA «Becchi e bastonati. I 7.000 lavoratori veneti interessati da quota 100 impiegati nella funzione pubblica e nella sanità potrebbero dover aspettare fino a 8 anni per vedere la liquidazione se andranno in pensione col nuovo regime. Una beffa».



A sostenerlo è Daniele Giordano, segretario regionale della Fp-Cgil, dopo la ricognizione del sindacato sui numeri dei lavoratori con i requisiti per accedere a quota 100: sono 3.384 nel comparto enti locali (quasi tutto l'ambito pubblico tranne scuola e università) e 3.727 nella sanità divisi tra 1.332 medici e 2.395 infermieri, tecnici di laboratorio, operatori socio-sanitari, amministrativi. Per un totale 7.111.
 
LE FINESTRE«C'è una disparità di trattamento tra privato e pubblico che è intollerabile - commenta Giordano - Per quanto riguarda il pubblico hanno perfino peggiorato la legge Fornero». La Cgil critica il differimento di quota 100, con la prima finestra disponibile a luglio per chi ha maturato i requisiti al 31 marzo 2019 e con preavviso di sei mesi. 
LIQUIDAZIONEMa soprattutto, ai dipendenti pubblici che andranno in pensione con quota 100 o in pensionamento anticipato, il Tfr, osserva Giordano, verrà corrisposto «al momento in cui il soggetto avrebbe maturato il diritto alla corresponsione con il sistema precedente. Tradotto: per parte degli interessati c'è il rischio di dover aspettare anche fino a 8 anni per prendere la liquidazione». Mentre oggi per un dipendente pubblico i mesi di attesa sono 24, comunque superiori ai lavoratori privati, tranne quando è l'ente a mettere in quiescenza il lavoratore: in tal caso il Tfr è pagato subito.
IL NODO DELL'ANTICIPOPer avere l'anticipo del Tfr bisognerà ricorrere ad un prestito bancario. Chi paga gli interessi? «La norma non è chiara ma precisa che l'operazione dovrà avvenire senza oneri aggiuntivi per lo Stato - spiega Daniele Giordano - Noi ne deduciamo che gli interessi saranno a carico dei lavoratori. Se così fosse - continua il segretario veneto della Fp Cgil - sarebbe un pizzo legalizzato per avere quanto spetta di diritto». In realtà, per ora, non è stato stabilito chi dovrà pagare questo tasso di interesse né a quanto ammonterà. La proposta iniziale del governo di fissare un tasso massimo dell'1% è ancora allo stato fluido. Incerta anche la durata del finanziamento e il suo ammontare massimo.
Sul punto dell'anticipo del Tfr - e non solo su questo - il governo sembra però convinto dell'opportunità di fare chiarezza rapidamente. La strada è quella di un accordo generale tra ministeri e banche per definire l'erogazione anticipata del Tfr, perchè lasciare la regolazione della materia ad accordi bilaterali tra amministrazioni pubbliche e singole banche rischia di creare evidenti disparità.
LIVELLO DEI SERVIZIA preoccupare la Cgil veneta è anche la questione del dopo. La possibile uscita di 7.000 lavoratori, è chiaro, non può non ripercuotersi sull'organizzazione, i carichi di lavoro, il livello dell'offerta all'utenza. «In molti enti si rischia la chiusura dei servizi - dice il sindacato - I problemi si concentrano nella sanità. L'uscita di 1.332 medici e 2.400 dipendenti del comparto si scaricherebbe sulle già difficili condizioni di lavoro, con ferie e straordinari non pagati». Sullo sfondo compare un pensiero malizioso: «Non vorremmo che si usasse l'esodo di una parte consistente del personale - teme Giordano - per privatizzare i servizi come in parte sta già avvenendo per la carenza di medici e infermieri».
Ultimo aggiornamento: 09:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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