Davanti a sé Vernizzi ha un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano in cui si sostiene che la Pedemontana, se i flussi di traffico previsti non si verificheranno, costerà alle casse della Regione Veneto 20 miliardi di euro. Vernizzi smentisce quei conti («Una marea di sciocchezze e inesattezze»), ma nulla può fare di fronte a un incontro di cui non sapeva niente: giovedì scorso, a Roma, mentre il ministro Delrio diceva al governatore veneto Luca Zaia e allo stesso Vernizzi che i cantieri della Pedemontana - arrivati al 30% - dovevano andare avanti, il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, incontrava due dirigenti di Bei (Banca europea per gli investimenti) e Cdp (Cassa depositi e prestiti) i quali lo informavano di uno studio che ridurrebbe di due terzi i previsti flussi di traffico della Pedemontana, con il risultato di rendere l’opera finanziariamente non sostenibile. Di qui la domanda di Vernizzi: da che parte sta il Governo?
L’opera costerà 2,258 miliardi di cui 614 milioni di finanziamento pubblico. Finora sono stati spesi circa 600 milioni (400 pubblici e 200 privati), ma il concessionario, il Consorzio Sis, per andare avanti ha bisogno di 1,6 miliardi. Dopo aver rifiutato nel luglio 2014 un’offerta di un mutuo decennale di tre banche - Intesa, Unicredit e Santander - con la partecipazione finanziaria al 50% di Cdp, Sis accetta l’offerta di un project bond degli americani di JP Morgan. Solo che JP Morgan per dare i soldi ha bisogno dell’avallo di Cdp (non necessariamente una partecipazione finanziaria, oggi dice che basterebbe un "timbro") per suffragare l’operazione. Ma Cdp non risponde.
Si è mossa anche la Corte dei conti che l’11 luglio scorso ha chiesto dei chiarimenti. Vernizzi ha risposto senza celare un po’ di insofferenza. Ad esempio: quando i magistrati contabili chiedono se è superata la fase del commissariamento, il commissario ripete che la proroga è a tutto il 2016, ma puntualizza: «Non si capisce la competenza della Corte sulla vicenda». E quando la Corte dei conti dice che "appare incerta la sostenibilità finanziaria dell’opera viste le previsioni ottimistiche sui volumi di traffico", Vernizzi si fa curioso: che elementi ha la Corte per dire che le previsioni sono ottimistiche?
Altre puntualizzazioni di Vernizzi: 1) il costo della Pedemontana è lievitato da 1,659 miliardi a 2,558 miliardi perché sono state accolte varie richieste di 36 Comuni e 2 Province a partire da quella di realizzare l’opera non in superficie ma per il 70% in trincea; 2) se le previsioni di traffico dovessero sballare il costo a carico della Regione - il cosiddetto "riequilibrio" previsto dal precedente Codice degli appalti - sarà non di 20 miliardi ma al massimo di 450 milioni; 3) nel contratto con il concessionario Sis non c’è alcun riferimento al cosiddetto "closing bancario"; 4) rispetto al cronoprogramma c’è un ritardo di tre mesi e a Sis sono state mandate lettere di richiamo.
A proposito di lettere: Vernizzi ha raccontato che il 4 febbraio De Vincenti ha convocato a Palazzo Chigi Zaia e lo stesso Vernizzi sollevando dubbi sui flussi di traffico, al che Zaia ha chiesto che queste perplessità venissero messe per iscritto: in cinque mesi non è arrivata neanche una cartolina. Vernizzi, in compenso, ha scritto 2 volte a Renzi facendogli presente che se non c’è l’avallo di Cdp, JP Morgan non emetterà il bond e il concessionario Sis, come comunicato 28 giugno, fermerà i lavori. Risposte: nessuna.
Venerdì prossimo, intanto, come concordato nel vertice con Delrio, Vernizzi terrà il tavolo tecnico a Mestre. Convocati il ministro, il governatore, il concessionario, il presidente di Cdp.