Pedemontana Veneta, l'addizionale Irpef sarà solo per un anno. Sarà pagata nel 2019. Poi basta. Quanto ai 220 milioni di euro del gettito tributario, sarà il consiglio regionale del Veneto a decidere in sede di predisposizione del bilancio 2018 a quali capitoli destinare quelle somme, se per finanziare opere viarie o servizi di welfare per le fasce più deboli.
È questo il senso dell'emendamento presentato ieri da Silvia Rizzotto e Nicola Finco, capigruppo in Regione rispettivamente della Lista Zaia e della Lega. «Siccome erano sorti dei dubbi e la delibera della giunta poteva essere diversamente interpretata - dice Rizzotto - abbiamo voluto chiarire con questo emendamento che l'addizionale Irpef con questa manovra entrerà in vigore e resterà in vigore solo per il 2018». I veneti la pagheranno comunque l'anno dopo, nel 2019. Gli scaglioni presentati al consiglio la settimana scorsa sono i seguenti: esenzione totale per i redditi fino a 28mila euro, quindi maggiorazioni di aliquota dell'1,6% per i redditi fino a 55mila euro, del 2% fino a 75mila e del 2,1% oltre i 75mila euro. L'opposizionde sta però valutando delle variazioni nelle maggiorazioni.
Va detto che nella seduta congiunta della Prima e della Seconda commissione, ieri a Palazzo Ferro Fini, la manovra è stata esaminata e ampiamente discussa, ma non licenziata. La linea della maggioranza, che inizialmente voleva stringere i tempi, è stata rivista: «Non vogliamo fare forzature», ha detto Rizzotto. Significa che tutti i documenti chiesti dall'opposizione - che ieri ha domandato anche la diffida presentata da Impregilo - saranno consegnati. Significa anche che si darà tempo alle categorie economiche di presentare pareri in merito. E significa soprattutto che in aula non si andrà la settimana prossimo: la seduta del consiglio di mercoledì è stata sconvocata perché quel giorno torneranno a riunirsi la Prima e la Seconda commissione. I lavori d'aula restano confermati per giovedì 23 marzo, ma non per parlare di Pedemontana e di manovra tributaria: la modifica al Defr (Documento di economia e finanza regionale) sarà infatti oggetto di discussione e votazione la settimana successiva, quasi sicuramente martedì 28 e mercoledì 29 marzo.
Ieri, però, nella seduta congiunta delle commissioni, a tenere banco è stato il contratto del 2009 e l'atto aggiuntivo del 2013 con Sis, quello che adesso sarà rivisto con il Terzo Atto Convenzionale. Le opposizioni hanno chiesto di tutto e di più alla task force guidata dal commissario Marco Corsini. Stefano Fracasso, capogruppo del Pd, ha contestato la scelta di dare un contributo di costruzione di 300 milioni: «Il problema è questo, non il fiscal compact - ha detto Fracasso - Se il contributo di costruzione venisse diluito, ad esempio in tre anni, non ci sarebbe bisogno di una manovra tributaria così pesante».
Si poteva fare? «Nella convenzione del 2009 - risponde il commissario, avvocato dello Stato, Marco Corsini - è previsto che prima si mettono i soldi pubblici, e poi quelli del privato. È chiaro che prima si dà il contributo pubblico e prima si pagano le situazioni di sofferenza». Un'altra obiezione ha riguardato il rischio del traffico: perché doveva essere la Regione a farsene carico? «Il rischio traffico non era negoziabile: era nel bando di gara - risponde Corsini - Noi abbiamo toccato e modificato tutto quello che era possibile».
© RIPRODUZIONE RISERVATA È questo il senso dell'emendamento presentato ieri da Silvia Rizzotto e Nicola Finco, capigruppo in Regione rispettivamente della Lista Zaia e della Lega. «Siccome erano sorti dei dubbi e la delibera della giunta poteva essere diversamente interpretata - dice Rizzotto - abbiamo voluto chiarire con questo emendamento che l'addizionale Irpef con questa manovra entrerà in vigore e resterà in vigore solo per il 2018». I veneti la pagheranno comunque l'anno dopo, nel 2019. Gli scaglioni presentati al consiglio la settimana scorsa sono i seguenti: esenzione totale per i redditi fino a 28mila euro, quindi maggiorazioni di aliquota dell'1,6% per i redditi fino a 55mila euro, del 2% fino a 75mila e del 2,1% oltre i 75mila euro. L'opposizionde sta però valutando delle variazioni nelle maggiorazioni.
Va detto che nella seduta congiunta della Prima e della Seconda commissione, ieri a Palazzo Ferro Fini, la manovra è stata esaminata e ampiamente discussa, ma non licenziata. La linea della maggioranza, che inizialmente voleva stringere i tempi, è stata rivista: «Non vogliamo fare forzature», ha detto Rizzotto. Significa che tutti i documenti chiesti dall'opposizione - che ieri ha domandato anche la diffida presentata da Impregilo - saranno consegnati. Significa anche che si darà tempo alle categorie economiche di presentare pareri in merito. E significa soprattutto che in aula non si andrà la settimana prossimo: la seduta del consiglio di mercoledì è stata sconvocata perché quel giorno torneranno a riunirsi la Prima e la Seconda commissione. I lavori d'aula restano confermati per giovedì 23 marzo, ma non per parlare di Pedemontana e di manovra tributaria: la modifica al Defr (Documento di economia e finanza regionale) sarà infatti oggetto di discussione e votazione la settimana successiva, quasi sicuramente martedì 28 e mercoledì 29 marzo.
Ieri, però, nella seduta congiunta delle commissioni, a tenere banco è stato il contratto del 2009 e l'atto aggiuntivo del 2013 con Sis, quello che adesso sarà rivisto con il Terzo Atto Convenzionale. Le opposizioni hanno chiesto di tutto e di più alla task force guidata dal commissario Marco Corsini. Stefano Fracasso, capogruppo del Pd, ha contestato la scelta di dare un contributo di costruzione di 300 milioni: «Il problema è questo, non il fiscal compact - ha detto Fracasso - Se il contributo di costruzione venisse diluito, ad esempio in tre anni, non ci sarebbe bisogno di una manovra tributaria così pesante».
Si poteva fare? «Nella convenzione del 2009 - risponde il commissario, avvocato dello Stato, Marco Corsini - è previsto che prima si mettono i soldi pubblici, e poi quelli del privato. È chiaro che prima si dà il contributo pubblico e prima si pagano le situazioni di sofferenza». Un'altra obiezione ha riguardato il rischio del traffico: perché doveva essere la Regione a farsene carico? «Il rischio traffico non era negoziabile: era nel bando di gara - risponde Corsini - Noi abbiamo toccato e modificato tutto quello che era possibile».