Pedemontana: revoca dei lavori? Ci sono due miliardi di penale

Mercoledì 15 Marzo 2017 di Alda Vanzan
Pedemontana: revoca dei lavori? Ci sono due miliardi di penale
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Pedemontana: invece di mettere le mani in tasca ai veneti con l'addizionale Irpef, la Regione non poteva risolvere il contratto con il concessionario Sis dei fratelli Dogliani, visto che i Dogliani di loro in tutti questi anni non hanno speso neanche un centesimo, e far completare l'opera da qualcun altro?

È la domanda che alcuni gruppi consiliari hanno rivolto alla giunta di Luca Zaia alla vigilia delle audizioni nelle commissioni sulla manovra tributaria da 220 milioni. Ieri la risposta di Palazzo Balbi: in una nota il segretario generale della Programmazione, Ilaria Bramezza, ha spiegato che «l'ipotesi di revoca o risoluzione del rapporto con il concessionario, ad atti vigenti, non era percorribile». E volendo comunque mandare a casa il concessionario, il rischio sarebbe altissimo: Palazzo Balbi potrebbe essere chiamato a risarcire il consorzio Sis con più di 2 miliardi di euro.

IL CLOSING - Una delle obiezioni che vengono mosse al concessionario Sis è di aver vinto l'appalto senza avere i soldi, di aver fatto i lavori solo con stanziamenti statali (circa 600 milioni) e di non essere ancora riuscito ad arrivare al closing finanziario da 1,6 miliardi. Tutto vero ma non sanzionabile. Scrive Bramezza: «Premesso che la Convenzione 2009 e il successivo Atto Aggiuntivo 2013 non prevedevano esplicitamente alcun termine per il closing e quindi nessuna clausola di risoluzione contrattuale per inadempimento del tipo interruzione dei lavori per mancato reperimento delle risorse finanziarie sul mercato o altre clausole attivabili ai quei fini, il concedente (cioè la Regione, ndr), proponendo la risoluzione del contratto avrebbe aperto una controversia con criticità facilmente prevedibili».

I RISCHI - Il primo rischio - ha spiegato Bramezza - è quello di danno erariale: «Se la Regione paga i danni derivanti da una risoluzione del rapporto concessorio senza che vi siano previsioni contrattuali specifiche, la Corte dei Conti contesterebbe immediatamente un danno erariale per le somme erogate senza titolo». Il secondo rischio sarebbe quello di risarcire i Dogliani con oltre 2 miliardi di euro, di cui buona parte a titolo di risarcimento del mancato guadagno (il 10% del valore del progetto, cioè il 10% di 18,8 miliardi di euro pari a 1 miliardo e 880 milioni di euro). Anche volendo e potendo, poi bisognerebbe fare una nuova gara: «Servirebbe almeno un anno», ha detto il commissario della Pedemontana, Marco Corsini.
 
LA DIFFIDA - Salini Impregilo spa, a suo tempo uscito sconfitto dalla gara d'appalto, ha inviato una diffida a Zaia intimandogli di non modificare il contratto con Sis, ma di revocarglielo, assegnando i lavori alla stessa Impregilo. La diffida non ha sorpreso Corsini: «Era assolutamente prevedibile, ma noi siamo molto sereni: abbiamo chiesto un parere all'Avvocatura regionale, all'Avvocatura dello Stato, all'esperta di diritto comunitaria Velia Leone e tutti e tre ci hanno confortato: la modifica al contratto - cioè il Terzo Atto Convenzionale - pur se sostanzioso non è sostanziale, non altera la natura del rapporto. Tra l'altro la modifica è favorevole per la Regione, mentre il concessionario avrà un minore incasso».

IN AULA - Domani audizioni in Prima e Seconda commissione, circa 80 invitati tra sindaci, categorie, associazioni ambientaliste.

La manovra tributaria potrebbe arrivare la prossima settima in consiglio (convocato per mercoledì e giovedì). Gli alleati di Forza Italia, Massimiliano Barison, Massimo Giorgetti e Elena Donazzan, hanno già presentato una mozione per utilizzare l'addizionale Irpef come tassa di scopo per le infrastrutture viarie.

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