In Consiglio regionale scoppia
la battaglia su niqab e burqa

Martedì 24 Gennaio 2017 di Vettor Maria Corsetti
In Consiglio regionale scoppia la battaglia su niqab e burqa
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Per il voto occorrerà aspettare la prossima settimana. Ma l’ultima proposta di legge d’iniziativa regionale indirizzata al Parlamento italiano già fa discutere, specie per i suoi specifici richiami a niqab e burqa. L’articolato illustrato ieri a palazzo Ferro Fini da Alberto Villanova, nasce per sua stessa ammissione «dalla necessità di aggiornare quanto la normativa nazionale prevede per chi tiene nascosto il proprio volto in un luogo pubblico. Il dispositivo, fermo agli anni Ottanta e legato alle manifestazioni di piazza e agli ultras negli stadi, menziona caschi e passamontagna. Ma non indumenti di origine etnica come il niqab e il burqa, che hanno lo stesso risultato». Per il consigliere della lista Zaia Presidente, la proposta di revisione rivolta al Parlamento «sposa la sicurezza con la dignità della donna. Senza falsi buonismi. E senza ignorare il fatto che questi sono simboli di fondamentalismo e frutto d’interpretazioni estreme del Corano. La convivenza civile presuppone regole comuni. E in rapporto a un’analoga norma approvata in Francia, la Corte europea per i diritti dell’uomo nulla ha trovato da ridire». «Per le donne, questi sono simboli di sottomissione, esclusione e non integrazione: roba da Medioevo – ha concluso Villanova – E in Italia, a tutela della sicurezza collettiva, si deve girare tutti a volto scoperto». Il primo a bocciare senza mezzi termini la norma è stato Pietro Ruzzante del Pd, che l’ha definita «Un’iniziativa demagogica e destinata al fallimento. La legge francese è quanto di più laico ci sia e nel contenuto diversa. Meglio l’altra proposta depositata da Villanova e non ancora esaminata dal Consiglio, che prevede l’impossibilità di entrare a volto coperto o armati in tutti gli uffici regionali. Quella saremmo pronti a votarla anche domani». Non meno polemico Jacopo Berti del Movimento 5 Stelle, che ha ricordato come tutte le proposte di legge d’iniziativa regionale, una volta giunte in Parlamento, «non siano andate a buon fine restando ben chiuse nei cassetti». Mentre per la collega Patrizia Bartelle, «Buone leggi nel merito ci sono già: basta applicarle senza necessità di stravolgerle. Inoltre, il preciso richiamo a niqab e burqa sa tanto di discriminazione religiosa». Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda Alessandra Moretti del Pd, secondo cui «La proposta di Villanova è inefficace sotto più punti di vista. E complica anziché semplificare».
Di tutt’altro avviso Sergio Berlato (Fratelli d’Italia) che, dopo avere ricordato come il documento all’esame del Consiglio sia conseguenza di due testi (di cui uno scritto proprio da lui), ha ricordato come al di là delle valutazioni di opportunità, «Prioritaria sia la sicurezza di tutti i cittadini». Provocatoriamente, ha paragonato il niqab alla inquietante maschera di Belfagor, il fantasma del Louvre”. Sottolineando la mancanza di reciprocità in materia di libertà e simboli religiosi tra Occidente e paesi islamici, tuonando che «Chi non vuole rispettare le nostre regole può restare a casa sua» e spiegando che «Una norma del genere faciliterebbe il lavoro delle forze dell’ordine».
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Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 08:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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