Mare Jonio, armatore Beppe Caccia: «Perturbazione in arrivo, non saremmo riusciti ad affrontarla»

Mercoledì 20 Marzo 2019 di Davide Tamiello
Beppe Caccia
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Una nave che batte bandiera italiana, con un cuore che batte a Venezia. Da un lato il capo missione Luca Casarini, ex leader del centro sociale Rivolta di Marghera, dall’altro il suo inossidabile compagno di mille battaglie, Beppe Caccia, consigliere comunale in laguna nell’era Massimo Cacciari e assessore nella giunta di Paolo Costa, oggi in veste di armatore della “Mare Jonio”. Casarin a bordo, Caccia a seguire le operazioni da terra: la squadra è sempre la stessa, anche se il contesto è decisamente nuovo, rispetto a quello delle battaglie di un tempo. 

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È vero che all’alba la Guardia di finanza ha cercato di impedire il vostro ingresso?
«Sì, alle cinque la centrale operativa ha contattato la “Mare Jonio” chiedendo di non accedere alle acque territoriali.  Il comandante ha risposto chiaramente che non si potevano fermare le macchine, che c’erano onde di due metri e che era troppo pericoloso».
Salvini sostiene che abbiate violato un ordine preciso, ha praticamente chiesto il vostro arresto. 
«Non mi risulta ci siano denunce o inchieste sul nostro operato. L’unica cosa che fa testo è l’ispezione della guardia di finanza a bordo avvenuta stamattina (ieri, ndr). Hanno rilasciato un verbale che si conclude con un “nulla da rilevare”». 
In che condizioni di salute sono i migranti?
«Abbiamo chiesto e ottenuto una evacuazione medica per uno dei ragazzi con una sospetta polmonite. È arrivata la motovedetta e l’hanno portato in ospedale. Questo è il caso più grave, ma anche gli altri sono in difficoltà. Parliamo di persone salvate dopo decine di ore a bordo di un gommone».
Sbarcare in porto è stato più complicato del previsto.
«Non capisco come possa essere un problema: nave italiana, porto italiano, giusto? Abbiamo anche il via libera del sindaco di Lampedusa, che non mi pare sia esattamente di estrema sinistra. Semplicemente è stanco anche lui della retorica degli “sbarchi finiti”. Qui a Lampedusa ogni notte arrivano tra le 40 e le 60 persone, sono i cosiddetti mini sbarchi invisibili». 
La Lega sostiene che questa sia una sorta di “missione a orologeria”: architettata ad arte in occasione del voto sulla Diciotti. È solo un caso?
«Noi salviamo vite in mare, non ci preoccupiamo del destino giudiziario di Salvini. Abbiamo missioni già programmate fino a dicembre, siamo partiti appena abbiamo completato la manutenzione della nave e superato ben quattro ispezione della capitaneria di porto. Questo è stato il nostro unico vincolo».
L’altra accusa che vi viene rivolta è che abbiate fatto rotta verso l’Italia nonostante foste più vicini alle coste libiche e tunisine. 
«Non potevamo affrontare quella rotta, la perturbazione arrivava da ovest e non saremmo stati in grado di affrontarla».
In cosa si differenzia la piattaforma “Mediterranea” dalle altre Ong?
«Da quando siamo patiti con il progetto, il 4 ottobre, intorno a Mediterranea sono nate molte associazioni, gruppi locali di sostegno che raccolgono fondi e animano iniziative a tema su immigrazione e integrazione. Il Crowdfunding per sostenere questa nostra attività ha raggiunto quasi 600mila euro (587mila per la precisione) raccolti da 2.800 piccoli donatori». 
Davide Tamiello

Ultimo aggiornamento: 09:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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