Manuel: «Quando ho capito tutto mi ha dato forza pensare a Bebe Vio»

Lunedì 11 Febbraio 2019 di Alessia Marani
Manuel: «Quando ho capito tutto mi ha dato forza pensare a Bebe Vio»
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Di quella notte all’Axa «ricordo tutto, il proiettile che mi colpisce, il dolore, io che cado a terra. Quando ho capito quello che mi era successo e ciò che mi aspetterà, ho immaginato il mio futuro “diverso” e ho pensato subito a lei: a Bebe Vio, è lei la mia eroina». Manuel Bortuzzo stringe il telefonino che i genitori gli hanno riconsegnato e quando parla della campionessa paralimpica, la sua voce tradisce la commozione. Trema, per un attimo piange. Nella stanza della Terapia Intensiva dell’ospedale romano San Camillo, papà Franco e Paolo Barelli, presidente della Federnuoto, non lo lasciano per un attimo. Ieri mattina, i medici gli hanno suturato il drenaggio ai polmoni, la mamma gli ha fatto compagnia poi lo ha lasciato da solo per riposare. Manuel è indebolito per il carico di farmaci, ma lotta come un leone, su Instagram ha salutato gli amici: «Siete fantastici, siete ciò che mi faceva andare a dormire tranquillo la sera e ciò che mi faceva risvegliare con il sorriso». È sopravvissuto al folle agguato, ma non muove più le gambe.

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Ciao Manuel, come stai?
«Un po’ meglio, grazie».
Hai tante persone che ti stanno dimostrando il loro affetto, da tutta Italia...
«Sì, ed è incredibile. Oggi (ieri, ndr) attraverso il mio smartphone ho potuto vedere personalmente la valanga di messaggi, di solidarietà e di auguri, che mi stanno arrivando da persone che nemmeno mi conoscono eppure mi voglio bene. Anche se non sto rispondendo, sappiate che li apprezzo. Grazie. So che ci sono ragazzi e ragazze che questa domenica hanno gareggiato con la mia maglia, bambini che sono entrati in vasca disegnando una “M”, la mia M, sulla spalla. Tutto questo che sta accadendo in maniera tanto spontanea non me lo so spiegare, ma è bello».
Ricordi quando ti hanno sparato?
«Sì, ricordo la scena. Ricordo che ero con Martina davanti al distributore automatico della tabaccheria, ero di spalle, è passato quel motorino, mi sono girato e ho sentito tanto male, un dolore forte e sono piombato a terra. Ricordo fino a quel momento».
Ma tu lo sai chi erano quei due giovani in scooter che quasi stavano per ucciderti, per «sbaglio»?
«Sono venuto a saperlo solo dopo attraverso quello che mi è stato raccontato dai miei e dai media. Non ne avevo idea. Ho saputo che è gente del posto, che forse c’entrano le gang dei pugili, i clan, roba vicina alla mafia e tanto lontana da me».
E che cosa ne pensi?
«Sinceramente, non me ne frega niente adesso. Voglio solo concentrarmi su me stesso, pensare ai miei amici, a migliorare la mia condizione. Non vedo l’ora di tornare a casa, anche se, mi sa, dovremo cambiarla: è a tre piani, non va più bene».
Come riempi queste giornate d’ospedale?
«Aspettando che i miei amici e la mia famiglia mi vengano a trovare. Qualcuno è arrivato anche da Treviso. Adesso voglio solamente mettercela tutta per andare avanti e iniziare la riabilitazione. Voglio tornare più forte di prima».
C’è un campione dello sport, una storia di vita, a cui credi di ispirarti?
«Sì. A Bebe Vio. È lei la prima persona a cui ho pensato immaginando il mio futuro “diverso”. La mia mente è andata subito a lei. Come se il suo volto fosse lì davanti a me, a incoraggiarmi, a dirmi di non mollare. Sarà il modello da seguire. Se ce la fa lei, mi sono detto, ce la faccio pure io».
Qual è la prima cosa che farai lasciando l’ospedale?
«La riabilitazione prima di tutto. È fondamentale cominciarla al più presto. Con papà, mamma e la Federazione, stiamo valutando il centro migliore e più idoneo al mio caso, aspettiamo anche gli esami finali e le valutazioni dei medici».
I calciatori del Napoli ti hanno mandato un messaggio.
«Il calcio non mi piace, amo le moto. Prima di venire a Roma avevo una Kawasaki Ninja 1000. Ma li ringrazio davvero».
E com’è nata la passione per il nuoto?
«Seguendo Michelle, mia sorella che già nuotava. E poi...».
Poi?
«Non mi aspettavo un legame così forte tra chi nuota. Ho scoperto che il mondo della piscina è una famiglia meravigliosa».
Barelli ripete che combatterete insieme.
«Sì, so di avere una squadra fatta di tanti padri, madri, fratelli e sorelle. Non li deluderò».
Alessia Marani
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Ultimo aggiornamento: 15:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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