Liga Veneta, tornano le espulsioni
E c'è chi finisce in ospedale

Giovedì 28 Luglio 2016 di Paolo Francesconi
Liga Veneta, tornano le espulsioni E c'è chi finisce in ospedale
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Rivalità, qualche veleno, un po’ di vecchi conti da sistemare: riaffiora la tensione nella Liga veneta dopo l’ottimo risultato alle amministrative. Mercoledì sera il Consiglio nazionale, al termine di una riunione piuttosto accesa, ha commissariato la segreteria provinciale di Vicenza e affidato il partito a Franco Manzato, ex assessore regionale all’agricoltura. Il Nazionale ha deciso una quindicina di espulsioni - 6 Padova, 4 (o 5) Verona, 2 in Veneto orientale, 2 a Treviso tra cui l’ex segretario cittadino Enrico Chinellato che paga la vicinanza all’ex sceriffo Gentilini- e una decina abbondante tra sospensioni e richiami. Sono le prime sanzioni dell’era Da Re, iniziata a febbraio. 
Il caso Vicenza è scoppiato nelle ultime settimane: il segretario (che è anche responsabile amministrativo veneto) Antonio Mondardo, ex tosiano, si era dimesso nei giorni scorsi in dissenso dal metodo con cui Toni Da Re, segretario veneto, a fine giugno ha scelto i suoi due vicesegretari: l’ex senatore vicentino Paolo Franco e Giorgia Andreuzza, 42 anni di Noventa di Piave. In particolare a Mondardo, 51 anni - figura non secondaria del Carroccio veneto, presidente del consorzio Arica che gestisce il collettore di trasferimento dei reflui di cinque impianti di depurazione, già sindaco di Grancona, vicepresidente della Provincia, consigliere d’amministrazione di Poste italiane - non stava bene l’incarico a Franco. Vecchie ruggini, caratteri e approcci diversi. Mondardo aveva avanzato critiche su Franco, rispetto alle quali il partito a Vicenza si era schierato pro o contro, senza ricalcare però vecchie contrapposizioni. Ad un certo punto Mondardo si era dimesso. Poi ci aveva ripensato e chiesto il ritiro della lettera. Troppo tardi - ha stabilito l’altra sera il Consiglio nazionale - perchè a norma di statuto, le dimissioni, una volta date, sono irrevocabili. Per cui l’altra notte, a larga maggioranza, ha ratificato l’abbandono di Mondardo e consegnato il partito nelle mani di Manzato, uomo di fiducia di Da Re, fino al congresso, probabilmente entro l’anno. Subito dopo però la vicenda ha avuto un epilogo personale drammatico: concluso il Consiglio nazionale, evidentemente la goccia che ha fatto traboccare il vaso, Mondardo, in un momento di forte disagio emotivo, ha avuto un crollo psicofisico e si trova in stato di choc, ricoverato in ospedale a Vicenza. «Cose troppo delicate e personali» tagliano corto un po’ tutti i dirigenti vicentini e non.
Tornando al Nazionale, la novità politica è il ritorno delle espulsioni (e delle sospensioni) soprattutto a Padova (6 su 15) dove il consenso della Liga è polarizzato attorno alle figure di Massimo Bitonci, presidente del Consiglio nazionale e di Roberto Marcato, assessore veneto allo Sviluppo. Il cartellino rosso più clamoroso ha colpito Tiberio Businaro, sindaco di Carceri, bassa padovana, politicamente vicino a Marcato. Businaro, 47 anni, nel 2015 era stato eletto in Consiglio regionale salvo poi venir escluso (assieme a Giuseppe Pan) dal riconteggio della Corte d’Appello di Venezia. Per "compensarlo", un anno fa, era stato nominato nel cda di Padova Tre, società di raccolta e gestione dei rifiuti nella Bassa, di cui è vicepresidente. «Sono stato cacciato per dichiarazioni alla stampa, critiche sulla gestione del consorzio non del partito. Non ho alcun procedimento giudiziario nè di altro tipo in corso. Non sono d’accordo con l’espulsione, farò ricorso al Federale - annuncia Businaro - Mi hanno avvisato con un sms, mai stato sentito».
E dunque? Siamo di fronte a esplusioni che riguardano semplicemente gesti singoli, scorrettezze in campagna elettorale, poco più che dissapori di paese? Oppure passato il periodo di luna di miele (congresso-elezioni) è il segnale lanciato dal nuovo vertice Da Re-Bitonci per tracciare il limite al dissenso interno? Oppure, ancora, è l’avvisaglia del ritorno alle purghe e alle divisioni dell’era Tosi, vale a dire, c’è la volontà di colpire qualche rivale con un obiettivo preciso? Al momento non si direbbe: la Liga veneta non è più un partito spaccato, non ci sono avversari dichiarati, nè fazioni organizzate apertamente l’una contro l’altra, come ai tempi di Tosi, fino alla primavera 2015. Da Re getta acqua sul fuoco: «Nessuna spaccatura, la maggior parte dei provvedimenti riguardano comportamenti tenuti in campagna elettorale di iscritti alla Lega che in vario modo si sono mossi contro candidati del partito - spiega - Altri erano procedimenti aperti anche da mesi. Li abbiamo ratificati adesso tutti insieme e non prima perchè il Federale ci aveva indicato di procedere dopo le elezioni comunali». Ribatte qualche dirigente: «Vero, ma forse in alcuni casi l’applicazione dello statuto è stata un po’ troppo ferrea. Non ce n’era bisogno».
Ultimo aggiornamento: 17:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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