Il vicepresidente di Federmeccanica:
«Basta aumenti uguali per tutti»

Mercoledì 13 Aprile 2016 di Maurizio Crema
Federico Visentin
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ROSA' - Gli industriali metalmeccanici "sfidano" Confindustria e sindacati alla rivoluzione dei contratti. «Noi di Federmeccanica abbiamo fatto scelte precise e chiediamo che la nuova squadra di Vincenzo Boccia porti avanti effettivamente questo cambiamento nelle relazioni industriali», avverte Federico Visentin, vice presidente della federazione di punta dell’industria italiana con 1,6 milioni di addetti.
A una settimana dello sciopero generale unitario dei sindacati previsto per il 20 aprile, l’imprenditore vicentino della Mevis di Rosà (70 milioni di fatturato, 500 addetti, fabbriche di molle e componenti per auto vicino a Bassano, in Slovacchia e in Cina) rilancia la sfida della modernizzazione: «Stiamo perdendo tempo sul rinnovo del contratto. Ci lascia l’amaro in bocca che i sindacati stiano sposando la logica del conflitto, noi dobbiamo lavorare insieme. Ma niente aumenti a pioggia uguali dappertutto: così si scontenterebbe solo i dipendenti delle aziende che vanno bene e si aggraverebbe la situazione di quelle in crisi».
Il sindacato denuncia: l’integrativo ce l’ha solo un terzo delle aziende e non le piccole imprese?
«Intanto il 37% delle aziende vale l’80% degli occupati. E poi io rilancio: dobbiamo lavorare per introdurre il secondo livello anche nelle piccole imprese, per farle crescere insieme col sindacato».
Come spiega questo muro contro muro?
«Delle volte sembrano posizioni dettate di più da questioni di tipo politico. Noi in ogni caso vogliamo lanciare un messaggio forte: le imprese devono puntare sulle persone e non abbiamo intenzione di smantellare il contratto nazionale, che rimarrà a garantire il potere d’acquisto. E, ricordo, negli ultimi tre anni abbiamo erogato 75 euro lordi in più al mese rispetto all’inflazione reale».
Non è che volete far concorrenza ai cinesi?
«Non puntiamo ai tagli di costi: con le differenze che abbiamo nei confronti con altri Paesi vicini non ne andremmo fuori. Dobbiamo fare in modo che le nostre imprese valorizzino i propri talenti, cerchino mercati nuovi e poi distribuiscano la ricchezza che creano».
Il governo dopo tante riforme ora sembra imballato. Renzi distratto da altri problemi?
«Non ci sono risorse e quindi c’è difficoltà a intervenire, ma credo che il governo non sia entrato in campo soprattutto perché è consapevole che questa riforma dobbiamo farla insieme noi e il sindacato. Il giorno in cui sarà imposta dall’alto e qualcuno dovrà soccombere non sarà una vittoria per nessuno».
Ma il sindacato è ancora rappresentativo?
«Come Confindustria anche il sindacato ha questo problema. Ma di fronte abbiamo delle persone non dei sindacati, è al loro interesse che dobbiamo guardare».
Confindustria paga la fuga in avanti dei chimici, che hanno già sottoscritto il loro nuovo contratto?
«È un po’ prematuro dire questo: tutti quanti stiamo attendendo Boccia, dobbiamo dargli tempo di creare una squadra. Facciamo un atto di fede, lui ha indicato la proposta di Federmeccanica come quella da seguire. Certo è che bisogna mettersi a lavorare su questa strada con determinazione, non si può lasciare che le cose arrivino da sole. Per questo ci aspettiamo che nella sua squadra vengano scelte persone che abbiano competenze e determinazione. Che poi ci sia un metalmeccanico o altri è lo stesso. Anche se uno di noi conosce a fondo le dinamiche».
Temete sorprese?
«Ci sono segnali che ci lasciano perplessi. C’è chi propone di aumentare il reddito disponibile per aumentare i consumi. Ma aumentare il reddito a pioggia in tasca ai dipendenti se deve passare attraverso un aumento dei costi delle imprese significa non rendersi conto della pressione concorrenziale internazionale. Renzi con gli 80 euro non mi sembra che abbia innescato quella gran crescita dei consumi. La questione vera è che dobbiamo rendere più forti le nostre imprese. Questa è politica industriale».
Senta, c’è chi sottolinea: i chimici fanno man bassa di posti nel cda del Sole 24 ore. Secondo lei è vero?
«Il Sole ha avuto problemi, in parte superati, ma c’è ancora da lavorare. Devono essere scelte persone di competenza e determinazione, mi auguro che chi ha selezionato il cda abbia scelto persone con queste caratteristiche. Ma non dobbiamo creare divisioni, quello che conta è Confindustria».
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