Immigrati, il Nordest unito dice no
a un nuovo centro di identificazione

Martedì 26 Gennaio 2016
Immigrati, il Nordest unito dice no a un nuovo centro di identificazione
7
VENEZIA - No ad un centro di identificazione di immigrati a Nordest. L’ipotesi fatta l’altro ieri dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano («non è da escludere un punto al Brennero oppure a Tarvisio»), è stata rispedita al mittente dai due governatori Luca Zaia (Veneto) e Debora Serracchiani (Friuli Venezia Giulia). Ai quali, si è aggiunto il terzo presidente nordestino, l’altoatesino Arno Kompatscher.
Una "mano" all’opposizione del Nordest ad ospitare un centro, è venuta proprio ieri anche da Matteo Salvini. Il leader della Lega durante un "blitz" politico in Friuli, a Trieste è stato contestato da alcune decine di manifestanti al grido «Trieste non si "lega" al grido siamo tutti clandestini». È dovuta intervenire la polizia. Gli agenti hanno bloccato alcune persone che stavano per lanciare un petardo di notevoli dimensioni.  Negli scontri, tre poliziotti sono stati feriti. «Più che antifascisti siete rimbambiti» ha urlato Salvini. Ripetendo: «Accoglienza a chi porta rispetto, non agli immigrati clandestini. Ci interessa sbugiardare le false promesse con una squadra seria» ha concluso dopo la valanga di selfie con i simpatizzanti.(((batice))) Poi, il segretario padano ha "ispezionato" il confine nordorientale, nella zona di Padriciano e di Basovizza, sul Carso triestino, facendo anche una passeggiata in un bosco, talvolta utilizzato dai clandestini per transitare da un Paese all'altro.
Sale dunque la tensione dopo l’ipotesi avanzata da Alfano. «Hotspot a Nordest? Non è la soluzione del problema» ragiona Luca Zaia. Almeno, aggiunge, «fino a che il governo continuerà a praticare una ospitalità indifferenziata». Per il leghista è invece «urgente cominciare a distinguere chi ha davvero bisogno da chi viene in Italia e nella Ue con altri scopi. Altrimenti è come voler bloccare con un dito la crepa di una diga». Ma il punto è cosa fare. «E ora che l'Austria ha chiuso le frontiere - conclude Zaia - ci chiediamo dove si accumuleranno tutti gli immigrati provenienti dalla rotta balcanica e, verosimilmente, dall' Adriatico. Ma soprattutto in quale direzione si potrebbero dirigere una volta che potessero uscire dall'hotspot. Ve lo dico io in quale direzione: resterebbero in Italia come lo sono rimasti tutti gli altri».
Da parte sua la friulo giuliana Debora Serracchiani ha voluto rassicurare il sindaco di Tarvisio, Renato Carlantoni, escludendo la prospettiva di un maxi centro di accoglienza in quelle erre. Conferma venuta anche dal sottosegretario all’Interno, Domenico Manzione, durante un’audizione alla Camera e dal capo dl dipartimento immigrazione del Viminale Mario Morcone.
Si appella ad un intervento dell’Europa Arno Kompatscher, governatore altoatesino. E spiega: «Si corre il rischio che chi utilizza la rotta balcanica per raggiungere il Nord-Europa rimanga bloccato in Italia proprio a causa dei controlli ai confini, andando a congestionare Regioni che già devono far fronte a situazioni difficili». Per lui, «gli hotspot avrebbero più senso nei luoghi dove le persone entrano in Europa». Kompatscher ha inviato una lettera al premier Renzi, ad Alfano, a Zaia e alla Serracchiani proprio per "svegliare" l’Europa ad intervenire «per ridurre il flusso di migranti, la ripartizione sul territorio nazionale dei profughi in transito e provvedimenti per sgravare il Nord-Est da un'eccessiva presenza di persone richiedenti asilo».
Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci