VENEZIA - La "guerra dei buoni pasto" sollevata dall'Appe, l'associazione degli esercizi pubblici di Padova, si estende a tutto il Veneto e rimbalza direttamente a Roma. Confcommercio regionale chiede infatti al ministero dello Sviluppo di verificare l'applicazione della legge. E denuncia una situazione ai limiti.
«Gli oneri a carico dell'esercente sono ormai insostenibili e deprezzano il valore nominale del buono - osserva Massimo Zanon, presidente di Confcommercio veneto - Tra ribassi d'asta praticati dalle ditte emettitrici per aggiudicarsi le gare, aggi subiti dagli esercenti per la gestione dei buoni, costi dei servizi connessi, un buono di 5 euro di valore nominale viene rimborsato, con ritardi anche di mesi, per meno di 4 euro reali». Il Veneto chiede così una modifica legislativa nazionale «che sancisca la costanza della validità del valore nominale del buono lungo tutta la filiera ed introduca sanzioni per i casi di uso impropri». Aggiunge il direttore Eugenio Gattolin: «Il buono non andrebbe usato per riempire il carrello della spesa nei fine settimana. Deve restare nell'ambito della ristorazione. Anche su questo va fatta chiarezza».
Ultimo aggiornamento: 09:08
«Gli oneri a carico dell'esercente sono ormai insostenibili e deprezzano il valore nominale del buono - osserva Massimo Zanon, presidente di Confcommercio veneto - Tra ribassi d'asta praticati dalle ditte emettitrici per aggiudicarsi le gare, aggi subiti dagli esercenti per la gestione dei buoni, costi dei servizi connessi, un buono di 5 euro di valore nominale viene rimborsato, con ritardi anche di mesi, per meno di 4 euro reali». Il Veneto chiede così una modifica legislativa nazionale «che sancisca la costanza della validità del valore nominale del buono lungo tutta la filiera ed introduca sanzioni per i casi di uso impropri». Aggiunge il direttore Eugenio Gattolin: «Il buono non andrebbe usato per riempire il carrello della spesa nei fine settimana. Deve restare nell'ambito della ristorazione. Anche su questo va fatta chiarezza».