Sulla Marmolada, con un piede solo. L'impresa dell'atleta 43enne Fish Moreno

Mercoledì 10 Aprile 2019 di Andrea Ciprian
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BELLUNO - Fish Moreno ce l'ha fatta. Risalendo il ghiacciaio con la sua sola gamba, l'atleta disabile Moreno Pesce (questo il vero nome dello sportivo 43enne di Noale) ha conquistato la vetta della Marmolada dopo 4 ore di salita dal Passo Fedaia. L'impresa è stata compiuta la scorsa domenica in compagnia dell'amico Gianluigi Rosa, trentino, campione della nazionale italiana di ice sledge hockey, anche lui con la protesi, avendo avuto un arto amputato a seguito di un incidente. Raggiungere i 3265 metri di Punta Rocca è stata una grande soddisfazione, anche perché la faticosa salita, programmata da tempo per sensibilizzare sul tema del turismo sostenibile in montagna, sembrava dovesse essere annullata.
 
PRIMA DELL'ALBA«Originariamente dice Pesce l'evento si sarebbe dovuto svolgere sabato, ma l'ultima abbondante nevicata ci ha costretti a cambiare il programma. Così abbiamo sfruttato le uniche ore di tempo discreto del weekend, che le previsioni meteo indicavano per la mattinata di domenica. Siamo partiti prima dell'alba con i faretti e, man mano che salivamo, con il sorgere del sole si sono diradate le nuvole. È stato bellissimo». Ovviamente non si è trattato di una gitarella e la tensione prima dell'impresa si è fatta sentire: un po' per l'impegno richiesto, un po' per le preoccupazioni che lo hanno attanagliato soprattutto nella notte, prima dell'impresa, per cia delel previsioni meteo della vigilia, tutt'altro che rassicuranti. 
LA PAURA«Noi amputati sappiamo bene cos'è la sindrome da arto fantasma spiega Pesce -. È quella sensazione che si prova quando si sente di avere l'arto che in realtà non c'è più. Si manifesta in vari modi. È fastidiosa e dolorosa. A me funge da campanello d'allarme. Quando mi prende, vuol dire che ho paura e non sono sereno. Giovedì notte ha bussato nella mia testa, non lasciandomi dormire. E quando non dormo, la mente viaggia. Il timore era quello di non riuscire a compiere una salita a cui tenevo tanto. I giorni che precedevano il mio quarto tentativo di raggiungere la vetta della Marmolada sembrava portassero a un nuovo rinvio».
LA DECISIONEAlla fine, invece, tutto è andato bene grazie alla meticolosa preparazione dell'iniziativa: «Con precisione quasi chirurgica, abbiamo cercato una finestra meteo favorevole con Gianni Caronti, la guida che ci ha accompagnati. Abbiamo atteso che sabato la tanta neve caduta si compattasse. Ciò è molto importante nei giorni successivi a fenomeni nevosi come quelli avvenuti. Per me, la base di tutto è la sicurezza. Non c'è nulla di più insensato che rischiare la vita per un gioco. Domenica mattina siamo partiti, approfittando dell'assenza di altre precipitazioni e alle 10.40 eravamo in cima».
LA FESTAFish Moreno spiega volentieri il suo segreto, che attua puntualmente quando si avventura su salite importanti: «Non vado di fretta sui monti. Mi piace respirare e godermi tutta la salita, facendo foto e guardando i paesaggi che madre natura ci ha regalato. Purtroppo, chi è con me a volte prende freddo. Mi rammarico un po' di ciò. Ma questa mia modalità lenta non mi toglie la possibilità di arrivare in alto e di festeggiare, come sempre faccio, stappando un buon Prosecco insieme a chi mi ha affiancato». Così, anche a Punta Rocca è stata aperta una bottiglia di bollicine venete. Poi Pesce e Rosa sono stati accompagnati dallo staffi di Marmolada Move to the Top a vistare la grotta che ospita la statua della Madonna donata da Giovanni Paolo II e il museo della Grande Guerra. Due esempi concreti di come anche le attrazioni in alta quota possano essere rese accessibili ai disabili in carrozzina, sottolinea Pesce.
Andrea Ciprian

Ultimo aggiornamento: 28 Settembre, 18:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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