Settanta milioni di debiti, De Vido
se ne va e Marchi apre ad altri soci

Lunedì 19 Settembre 2016 di Maurizio Crema
Enrico marchi e Andrea de Vido
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Dopo mesi di voci e mezze smentite, il presidente di Finint e Save Enrico Marchi ammette: il socio storico e Ad Andrea de Vido vuole cedere il 50% del gruppo finanziario di Conegliano che controlla banca e aeroporti (Venezia, Treviso, Verona, Brescia) o alcuni asset per fare cassa. Il partner della prima ora di Marchi fin dal 1980, quando venne fondata Finint, ha bisogno di soldi, molti soldi, per coprire la voragine apertasi nei suoi conti privati dopo speculazioni errate (si parla anche su titoli di Popolare Etruria). I debiti personali ammonterebbero a circa 70 milioni e tra i primi istituti a chiedere il rientro ci sarebbe quello vicino di casa: Veneto Banca.

Presidente Marchi, due mesi e mezzo fa in un’intervista ci disse: smentisco il divorzio con de Vido: rimarremo soci alla pari col 50%. Oggi cosa è cambiato?
«Sono venuto a conoscenza di una situazione debitoria grave di Andrea de Vido e questo ha cambiato i rapporti al nostro interno - risponde Marchi -. Questa situazione sua personale non è evidentemente procrastinabile a lungo e quindi si sta manifestando sempre più decisamente da parte sua l’esigenza di monetizzare la sua quota. A questo punto si tratta di prendere atto della situazione. Al di là di tutti i risvolti di tipo personale, di cosa posso provare personalmente, si tratta di ragionare con grande razionalità e attenzione e conciliare le sue esigenze di rimborso dei debiti con la stabilità e lo sviluppo di un gruppo che va bene, ha un fatturato in crescita a due cifre, fa utili, ha un patrimonio umano di grandissimo spessore».

A che punto è la cessione del 50% di Finint?
«Se avessi i soldi comprerei tutto io, purtroppo Finint vale troppi soldi e quindi non sono in grado di farlo, ma per quello che è nelle mie possibilità lo farò. Mi piacerebbe trasformare questa situazione in un’opportunità per tutto il Veneto, allargando la compagine di azionisti a imprenditori, grandi famiglie, istituzioni. Potrebbe essere l’occasione di mettere una banca d’affari al servizio del territorio».

Insomma, costruire una Mediobanca del Nordest e riempire il vuoto lasciato dalla crisi delle due ex Popolari Vicenza e Veneto Banca. E la Borsa?
«Lo sbocco più logico sarebbe la quotazione, che però non credo fattibile in tempi brevi, da un lato per le questioni di de Vido e dall’altro per la situazione generale. Direi quindi che la Borsa non arriverà prima di uno barra tre anni».

Uno degli istituti più esposti è Veneto Banca. Avete già parlato con loro?
«Intanto preciso che il gruppo Finint non c’entra assolutamente nulla con Veneto Banca, sono tutti fatti di de Vido che non hanno nulla a che vedere con Finint. Le sue sono state speculazioni personali alle quali io sono sempre stato contrario e che nulla hanno a che vedere col gruppo di Conegliano».

Quando uscirà di scena de Vido?
«Non saranno tempi brevi. Dobbiamo fare quello che dobbiamo fare con grande tranquillità, ponderando tutte le mosse, perché abbiamo grandi responsabilità in un grande gruppo che gestisce anche il terzo attore aeroportuale italiano».

Le banche saranno d’accordo?
«Sono certo che le banche sono assolutamente disponibili a distinguere tra le esigenze di de Vido e quelle del gruppo».

Quanto vale il 50% di Finint?
«Sta andando troppo forte, diciamo che più vale e più contento sono. Al di là delle battute, credo che si debba fare un lavoro professionale serio e arrivare a una valutazione equa per tutti. Può darsi che cercheremo un advisor per definire il valore, ma è anche il nostro lavoro».

Avete già qualche potenziale socio?
«Il gruppo qualora avesse bisogno di monetizzare una quota non farebbe fatica a trovare compratore. Io ho la voglia e le idee per continuare a fare l’imprenditore e sono certo che ho dei collaboratori con i quali potrò traghettare il gruppo e risolvere anche questa situazione».

Non è che lal situazione si è aggravata con l’arrivo di Atlante in Veneto Banca?
«Atlante non c’entra nulla». 
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