«La Serbia ponte verso la Russia per l'export veneto»

Sabato 17 Dicembre 2016 di Vettor Maria Corsetti
«La Serbia ponte verso la Russia per l'export veneto»
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Con circa seicento aziende italiane già attive in Serbia (di cui molte venete, a cominciare da Geox, Benetton, Calzedonia, Laborlegno Doo-Itlas), e con l'intento palesato da entrambe le parti almeno di raddoppiarle in tempi ragionevolmente brevi, è stato un incontro tutt'altro che formale, quello svoltosi ieri a palazzo Balbi tra il governatore Luca Zaia e il primo ministro della Repubblica di Serbia, Aleksandar Vui.
«È un amico del Veneto e mio personale ha detto di lui Zaia a conclusione di un colloquio a porte chiuse e di una successivo confronto pubblico aperto agli imprenditori veneti e alla Camera di commercio serba Sono stato ricevuto da Vui a Belgrado, che ora ha ricambiato la mia visita: un'eccellente occasione per consolidare i rapporti tra le nostre comunità».

«La presenza italiana e veneta in Serbia è particolarmente numerosa e in crescita robusta e costante sia nell'import sia nell'export ha proseguito il governatore A quest'ultimo livello, nel 2015, la nostra crescita è aumentata del 19%, specie a livello di abbigliamento e calzature, con entrate aggiuntive pari a 225 milioni di euro». Mentre della Serbia e del suo primo ministro, Zaia ha sottolineato «l'impegno di Aleksandar Vui per far uscire il suo Paese dalla palude e il Prodotto interno lordo in aumento del 2,7%, oltre al consolidamento delle sue infrastrutture e delle relazioni internazionali». Concludendo con la precisazione che «il Veneto, geograficamente e storicamente vicino ai Balcani, è molto interessato a rafforzare i legami con la Serbia. Che rappresenta anche un ponte con l'Europa dell'est e molti altri mercati».

Da parte sua, il premier serbo che ha precisato che «le aziende italiane e venete presenti nel mio Paese sono numerose ma non ancora sufficienti. Perché se quelle in Romania superano ad oggi il migliaio, da noi dovrebbero essere almeno il doppio rispetto alle attuali. La Serbia, infatti, offre opportunità decisamente migliori. A prezzo di decisioni impopolari, il Governo ha ridotto il deficit dall'8 all'1,4%, cosa mai avvenuta prima. Inoltre, la sua fiscalità è stata consolidata. E anche grazie a questo, le aspettative di crescita del Pil sono del 4%».

«Chi investe in Serbia ha continuato Vui può contare su stabilità politica, una forza lavoro preparata e assai competitiva anche a livello di stipendi e su un mercato molto ampio. E tale da consentire esportazioni sempre più consistenti in paesi come la Russia in quanto non aderente alle sanzioni imposte dall'Unione Europea la Turchia, la Cina e il Giappone».

Nel successivo incontro che da governatore e Giunta si è esteso agli imprenditori veneti, anche il presidente della Camera di commercio serba Marko ade ha messo in rilievo quest'ultimo aspetto, puntualizzando che attraverso la Serbia «il mercato globalmente raggiungibile è di 1,2 miliardi di persone. In più, grazie alla crescita del Pil, il nostro rating è cresciuto di tre volte in termini attrattivi nell'arco di appena un anno e mezzo».
Con riferimento alle peculiarità del Veneto, poi, ade ha suggerito come concrete e immediate linee di collaborazione «l'agroalimentare, la lavorazione del legno e i settori del turismo e della cultura».

Le domande rivolte al presidente camerale dalle categorie economiche venete si sono incentrate su aspetti tecnici come l'assistenza e gli incentivi per quanti intendono investire e avviare in loco attività produttive, i rapporti con il sistema bancario e le facilitazioni fiscali.
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