Comunali, al voto in 87 comuni. Alle urne tra veleni e polemiche

Giovedì 8 Giugno 2017 di Alda Vanzan
Comunali, al voto in 87 comuni. Alle urne tra veleni e polemiche
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Quasi un milione di elettori in Veneto, per la precisione 996.086, domenica saranno chiamati alle urne dalle 7 alle 23 per eleggere sindaci e consigli comunali. Ottantasette i Comuni interessati (sulla carta sarebbero stati 88, ma a Cencenighe Agordino nessuno si è candidato e il voto è stato così revocato in attesa dell’arrivo del commissario), tra cui tre capoluoghi di provincia: Belluno, Padova e Verona. E anche se si tratterà di un voto principalmente locale, sarà comunque un test interessante in vista delle prossime Politiche.

LA VECCHIA BELLUNO
Il dato che impressiona nel voto del Comune di Belluno è quello dei votanti: sono 33.309, mentre gli abitanti sono 35.870. Significa che i minorenni sono poco più di 2.500. In questa città di vecchi con circa 4mila iscritti al registro dei residenti all’estero, si sfidano sette candidati sindaci: il sindaco uscente Jacopo Massaro, ex Pd, renzianissimo a Roma ma civicissimo a Belluno, Paolo Bello del Pd, Paolo Gamba per il centrodestra (ma solo con liste civiche, Forza Italia ha rinunciato al simbolo pur appoggiando questo ex assessore della giunta Prade), il consigliere regionale Franco Gidoni per la Lega, più Stefano Messinese del M5s, Elder Rambaldi del Partito comunista dei lavoratori, l’indipendentista Franco Roccon

I sondaggi di questa campagna alquanto grigia, davano un testa a testa tra Massaro e Gamba. Vincesse quest’ultimo, potrebbero esserci ripercussioni di scenario nel centrodestra che tornerebbe a essere competitivo anche senza la Lega. Da segnalare nel bellunese il voto a Cortina d’Ampezzo dove si è chiusa l’èra Andrea Franceschi, l’ex sindaco condannato per turbativa d’asta e minacce a tre anni e sei mesi che era stato ‘esiliato’ fuori Comune per 500 giorni. A contendersi la Perla delle Dolomiti ora sono Gianpietro Ghedina e Giorgio Dal Rin.

SCINTILLE A VERONA 
Nella città di Romeo e Giulietta più che l’amore imperano i veleni. Qui i candidati sono nove: per i tosiani Patrizia Bisinella, senatrice trevigiana fidanzata del sindaco uscente Flavio Tosi, Federico Sboarina per il centrodestra (che qui si presenta unito, Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, anche se qualche forzista come Alberto Giorgetti appoggia Bisinella), la consigliera regionale soprannominata “la professoressa” Orietta Salemi per il Pd, Alessandro Gennari per il Movimento 5 Stelle. E poi Michele Bertucco per la sinistra (era capogruppo del Pd, è stato destituito per essersi schierato per il no al referendum costituzionale e per aver espresso assoluta contrarietà a ipotesi di intesa a un eventuale ballottaggio con Bisinella/Tosi), Michele Croce che a Verona vuole fare “pulizia” ed è tra gli acerrimi nemici del sindaco uscente, Filippo Grigolin (Il Popolo della famiglia), Marco Giorlo (Tutto cambia), Roberto Bussinello (Casa Pound). 

Stando ai sondaggi, Sboarina e Salemi andrebbero al ballottaggio, mentre Bisinella resterebbe fuori della partita (e agli osservatori veronesi non è sfuggito il fatto che in questi ultimi giorni di campagna elettorale sono comparsi i faccioni elettorali dei capilista che appoggiano la senatrice, a partire da quello di Tosi con lo slogan “Meglio la continuità”). È chiaro che una sconfitta di Bisinella abbinata a una vittoria di Sboarina decreterebbe il fallimento politico di Tosi che, cacciato dalla Lega, non l’ha spuntata in Regione nel 2015 e ora perderebbe anche la sua città. 
Ma se i tosiani dovessero invece contribuire alla vittoria della dem Salemi, per Tosi potrebbe essere una spinta nel prossimo governo di Roma, sempre ovviamente che vinca Renzi. Scenari ipotetici perché bisogna vedere chi al ballottaggio riuscirà ad allargare la platea elettorale (e a Verona dicono che Sboarina rischi di restare solo) o a convincere il proprio elettorato a cambiare direzione (i veronesi di centrodestra che per dieci anni hanno votato Tosi eleggendolo al primo turno col 60% nel 2007 e col 57% nel 2012, voterebbero adesso per la sinistra al ballottaggio o resterebbero a casa?). 

Tant’è, ad agitare gli ultimi giorni della campagna elettorale sono stati degli scatti fotografici che hanno svelato prima un incontro tra Bisinella e Vito Giacino, poi tra Tosi e lo stesso Giacino. Giacino è l’ex assessore di Tosi arrestato con la moglie nel 2014 per tangenti edilizie e, che in base alla sentenza della Cassazione di martedì scorso, dovrà essere nuovamente processato dalla Corte d’appello: era stato condannato a 3 anni e 4 mesi per concussione, ora la Suprema Corte ha accolto in parte il ricorso del procuratore generale di Venezia per un aggravamento della pena. 

Ebbene, cosa ha fatto Tosi dopo la pubblicazione della foto in cui compare con il suo ex assessore condannato in due gradi di giudizio? Ha presentato un esposto alla Procura: «Da settimane io e la senatrice Patrizia Bisinella veniamo pedinati e fotografati», lasciando intendere che persone vicine a un candidato sindaco avrebbero messo in piedi una macchina del fango per screditare la senatrice candidata sindaco. Gli altri candidati sindaci hanno negato.

INCOGNITE PADOVANE 
Nella Città del Santo che torna alle urne dopo il commissariamento seguito alla caduta della giunta lo scorso novembre, il sindaco uscente Massimo Bitonci ha l’ambizione di farcela subito, al primo turno. Come a Verona, anche qui il centrodestra è unito e mette assieme Lega, la stessa Forza Italia che causò il commissariamento di Palazzo Morini, Fratelli d’Italia. 

A sostenere il leghista Bitonci non ci sono ovviamente i fuoriusciti dalla giunta: sia l’ex assessore Maurizio Saia che i forzisti che firmarono per la sfiducia, ora sostengono - come peraltro l’ex sindaco Giustina Destro e il sottosegretario Barbara Degani - Sergio Giordani, l’imprenditore ed ex presidente del Calcio Padova, che è appoggiato dal Pd. Il desiderio di Bitonci di farcela al primo turno si scontra con le tante candidature in campo: contro di lui, oltre a Giordani, ci sono il professore universitario Arturo Lorenzoni di Coalizione Civica che ha rotto con il Pd quando i dem si sono rifiutati di effettuare le primarie e adesso corre con due liste (Coalizione civica per Padova e una civica che porta il suo nome); Simone Borile del Movimento 5 stelle scelto alle Comunarie con 108 voti; Rocco Bordin della lista civica La Padova Libera che punta a rappresentare il centrodestra moderato; Luigi Sposato della lista civica Osa! e del Popolo della famiglia (è il candidato che spenderà più di tutti: 187mila euro il budget preventivato); Maurizio Meridi di CasaPound (che ha speso meno di tutti: 1.075 euro). 

Va detto che la campagna elettorale di Padova è stata fortemente influenzata dall’ischemia che, pochi giorni prima della presentazione delle liste, ha colpito Giordani. Un episodio che ha raffreddato i conflitti e smorzato i toni. Tre, principalmente, i temi di confronto: la localizzazione dell’ospedale; la volontà di Bitonci di spostare il calcio dallo stadio Euganeo al Plebiscito, ipotesi che tutti i candidati tranne Meridi ritengono uno spreco; la sicurezza e l’immigrazione, con Bitonci che, rispondendo al ministro dell’Interno Minniti, ha promesso di mettersi il cappello da sceriffo la sera della vittoria. Ma vincerà? Se andasse al ballottaggio e poi non dovesse farcela, per la Lega sarebbe una sonora sconfitta, anche se c’è chi osserva che non tutti nel Carroccio, a cominciare dal governatore Luca Zaia, si sono poi spesi così tanto.

POLEMICHE VENEZIANE 
In provincia di Venezia il test più importante, almeno per il M5s, è quello di Mira, primo Comune in Veneto sopra i 15mila abitanti conquistato cinque anni fa dai pentastellati subito dopo Sarego, nel vicentino. 
A Mira il sindaco uscente Alvise Maniero non si è ricandidato: avendo già fatto un mandato e vigendo nel movimento il limite di due mandati indipendentemente dalla carica, sarà probabilmente più facile trovarlo in corsa per il Parlamento. Del resto, il M5s ha faticato non poco a comporre le liste, basti pensare che su 87 comuni chiamati alle urne è assente in ben 65. A Mira, a tentare di restare al governo di quella che fu una roccaforte rossa, è ora Elisa Benato

Ma ad animare la campagna elettorale è stata soprattutto Antonella Trevisan, la candidata “fucsia” supportata dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro oltre che da Lega e da un listone che mette assieme Fratelli d’Italia e Forza Italia, il cui curriculum vitae è risultato “gonfiato”: gli incarichi vantati in grosse aziende private, come Alenia Aeronautica e Aprilia, sono stati smentiti o quantomeno ridimensionati dalle aziende stesse. Sempre nel veneziano, da registrare la frantumazione del centrodestra in tre tronconi a Jesolo: Forza Italia appoggia, con il Partito democratico, il sindaco uscente Valerio Zoggia, mentre Lega e il resto del centrodestra rappresentato da tre civiche stanno con Alberto Carli, infine gli indipendentisti con Christopher De Zotti

E a proposito di leghisti, c’è chi ha trovato anche il tempo in campagna elettorale per riderci su. Come Alberto Semenzato, consigliere regionale candidato sindaco a Mirano per il Carroccio, che su Facebook il 4 giugno ha scritto: “Termina oggi la mia breve e fallimentare esperienza politica”. Poi ha precisato che scherzava.

L’ARRIVO DI GIUDA
Il meteo non gioca a favore delle urne: è in arrivo l’anticiclone “Giuda” che porterà un caldo torrido. In alcune zone del Nord Italia sono previsti 39 gradi di temperatura, in Veneto ci si dovrebbe fermare a 33. Si rischia una corsa al mare o in montagna in cerca di una brezza.
Ultimo aggiornamento: 9 Giugno, 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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