Difesa “fai da te” contro la paura a Nordest due armi ogni cento abitanti

Lunedì 3 Aprile 2017 di Angela Pederiva
Difesa “fai da te” contro la paura a Nordest due armi ogni cento abitanti
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MESTRE - Ogni cento abitanti a Nordest, due sono armati. A dirlo è il ministero dell'Interno: i numeri più recenti, relativi al 2015 e riguardanti i porti per uso sportivo, venatorio o di autodifesa, registrano infatti un tasso percentuale di 1,93 in Veneto (dove in termini assoluti le licenze sono 94.950), 1,90 in Friuli Venezia Giulia (23.179) e 1,95 in Trentino Alto Adige (20.604). Un fenomeno in aumento, se è vero che negli ultimi anni le iscrizioni ai poligoni di tiro sono aumentate del 30% nel territorio veneto, regione che non a caso si colloca nella parte alta della classifica nazionale (dopo Sicilia, Lombardia, Toscana, Piemonte e Campania).
Quest'ultimo dato ha avuto una notevole eco l'altra sera su RaiUno, durante la puntata della rubrica Tv7 dedicata al fenomeno degli imprenditori veneti che si dicono pronti a sparare. Per esempio Paolo Fassa, proprietario a Spresiano (Treviso) del colosso dell'edilizia Fassa Bortolo, tappa sei mesi fa del tour dell'allora premier dem Matteo Renzi. Oppure Renzo Venerandi, titolare insieme ai familiari di diverse discoteche nella Marca, primo datore di lavoro del non ancora governatore leghista Luca Zaia. Orientamenti politici opposti, ma stessa opinione sulla legittima difesa, al punto da concordare con il magistrato Angelo Mascolo sulla necessità di armarsi. «Capisco il giudice ha confidato Fassa e anch'io reagirei allo stesso modo. Infatti ho il porto d'armi da 45 anni. Convivo con la paura da tantissimo tempo, perché ho subìto la prima rapina quand'ero bambino, a 7 anni. Ho estratto l'arma due o tre volte, però ho preso anche una denuncia per averlo fatto. Ma la legge sulla legittima difesa va cambiata, per questo ho ritenuto giusto versare tremila euro ciascuno al tabaccaio (il padovano Franco Birolo, ndr.) e al carabiniere costretti a difendersi dall'accusa di aver ucciso dei malviventi».
Pure i Venerandi sono stati vittime della criminalità. «In famiglia ha spiegato Renzo siamo tutti armati: per passione ma anche per necessità. Una volta i banditi sono entrati in uno dei nostri locali con i mitra spianati, mio fratello è riuscito a divincolarsi e ad entrare in uno stanzino, dove ha preso la sua arma e, sparando da distanza ravvicinata, li ha fatti scappare. In un'altra occasione i rapinatori si sono presentati ancora con i mitra, ma anche con delle mazze, con cui hanno rotto il vetro antisfondamento delle casse. Invece quella sera che in quattro mi sono saltati addosso di fronte a casa mia, tenendomi in ostaggio con le pistole, forse è stato meglio che io fossi senza l'arma addosso: se avessi avuto il tempo di reagire, probabilmente a uno di loro avrei fatto del male, ma gli altri tre mi avrebbero ammazzato».
Ultimo aggiornamento: 12:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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