Controlli sanitari e inclusione sociale ​dei migranti, è scontro in Regione

Martedì 18 Aprile 2017 di Angela Pederica
Controlli sanitari e inclusione sociale dei migranti, è scontro in Regione
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VENEZIA – Nuovo scontro sul ruolo della Regione nell’accoglienza dei migranti. Questa mattina in commissione Sanità, in occasione delle audizioni sul progetto di legge zaian-leghista sul potenziamento della sorveglianza sanitaria soprattutto negli hub, la Caritas ha formulato delle osservazioni prontamente rilanciate dal Partito Democratico: «Bene i controlli sulla salute, ma servono anche percorsi di inclusione sociale». Richiesta respinta da Nicola Finco, capogruppo del Carroccio e primo firmatario del testo: «Non c’entrano nulla con la mia proposta, a quelli ci pensi pure Roma».

Don Marino Callegari, delegato Caritas per il Nordest, spiega così il senso del suo intervento: «La preoccupazione di tipo sanitario c’è da parte di tutti, ma per la nostra esperienza pensiamo anche che la dimensione della salute sia un tassello di un’inclusione a largo raggio. Occorre quindi lavorare su tutti gli aspetti, cominciando magari dalle vaccinazioni e dalla salute mentale, altrimenti se ci si concentra solo su uno, si finisce per trascurare tutti gli altri». Argomentazioni riprese dai consiglieri regionali Francesca Zottis, Claudio Sinigaglia, Orietta Salemi, Bruno Pigozzo e Alessandra Moretti del Pd, secondo cui i richiedenti asilo vanno presi in carico nella loro complessità: «È vero che queste persone possono essere portatori di patologie che vanno affrontate subito, come la malaria, proprio per garantire sicurezza nella nostra comunità, ma occorre guardare al fenomeno in maniera più ampia. È la stessa Caritas a suggerirlo, chiedendo un tavolo di lavoro e confronto che coinvolga anche i soggetti del terzo settore, con i quali costruire un sistema di inclusione a 360 gradi che abbia durata almeno triennale».

Ma la maggioranza chiude la porta a questa ipotesi, ribadendo che il suo progetto mira esclusivamente a garantire la salubrità dei centri, a tutela della salute degli ospiti e degli operatori. «I percorsi di inclusione – afferma Finco – non rappresentano un obiettivo del mio testo normativo, che non attiene alle politiche sociali che governano i flussi migratori. In questo senso, spetta allo Stato centrale fornire le risorse necessarie, magari iniziando a rispedire nei Paesi di provenienza tutti coloro i quali (e sono la grande maggioranza) non hanno alcun diritto di restare in Italia».
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