Il postino? Ora suona una volta sola
(e a giorni alterni) in metà dei comuni

Sabato 4 Aprile 2015 di Sergio Frigo
Il postino? Ora suona una volta sola (e a giorni alterni) in metà dei comuni
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Macchè due volte, il postino suonerà presto una volta sola, ogni due giorni. Salvo eventuali stop europei (peraltro già ventilati) sarà questo infatti l’effetto del nuovo piano messo a punto dalle Poste Italiane (e in gran parte recepito dall’Agcom, l’Autorità delle comunicazioni) per "ridimensionare" il servizio universale e ridurre i costi in vista della privatizzazione. Un "taglio" delle prestazioni che va ad aggiungersi alla chiusura degli sportelli già in atto da tempo, soprattutto nei comuni e nelle frazioni periferiche e montane. I criteri scelti dalle Poste per la riduzione dei servizi sono sulla carta piuttosto semplici: comuni con meno di 30mila abitanti e una densità inferiore alle 200 persone per kmq. Il risultati però sarebbero eclatanti: ben 5.296 comuni coinvolti (pari al 65,8% degli enti locali italiani, che sono 8.046), il 50% dei quali nel Nord e il 17% nel Nordest: in quasi due casi su tre si tratta di paesi montani. L’Agcom ha ridimensionato le richieste delle Poste a 4.721 comuni, pubblicando sul suo sito una delibera che sarà consultabile al pubblico per un mese, prima di essere inviata alla Commissione europea per una valutazione che, stando alle premesse filtrate, potrebbe però essere tutt'altro che accomodante.



Secondo questo piano a vedere dimezzato il servizio postale saranno 238 comuni del Veneto su un totale di 581, col coinvolgimento di oltre il 15% degli abitanti; per quanto riguarda invece il Friuli V.G. i comuni coinvolti saranno 133 su 218, per una percentuale di popolazione ancora superiore, oltre il 26%. Sono infatti in Friuli i comuni col maggiore squilibrio fra popolazione e superficie, come Barcis e Tramonti di Sopra, nel Pordenonese, con rispettivamente 2.44 e 2.78 di densità abitativa, e Dogna nell’Udinese, con 2.66. Ma ad essere interessati dal taglio ci sono anche cittadine importanti, come Grado (8.434 abitanti, con una densità di 114) o Aviano (9.085 abitanti e 113 di densità) o Tarvisio (4.540 abitanti, dei quali solo 22 per kmq). Ma sono nel Veneto i centri maggiori: Cortina d'Ampezzo, ad esempio, che ha un territorio di ben 254 kmq di estensione ma solo 5.931 abitanti (con una densità di appena 23 abitanti per kmq), Porto Tolle (10mila abitanti su 227 kmq, densità 44), e ancora Auronzo di Cadore (3.416 abitanti, 220 kmq, 15,5 di densità), Asiago (6.439 abitanti, 162 kmq, 39,5 di densità), Caorle (11.806 abitanti, 151 kmq) e Cavarzere (14.688 abitanti, 140 kmq).



Naturalmente gli enti locali stanno affilando le armi per resistere ai tagli, che avrebbero gravi effetti sulla qualità della vita per i residenti (si pensi ad esempio agli abbonati ai giornali). Nel Trevigiano, come scriviamo a lato, è già partito un ricorso contro i tagli, nel Pordenonese sono nati comitati di cittadini, sono partite raccolte di firme e si sono anche mobilitati i sindacati. L’Anci Veneto sta premendo sulla Regione perchè convochi rapidamente un tavolo di consultazione su questo tema: «L’abbiamo chiesto due settimane fa, rischiamo di fare tardi - dice la presidente Maria Rosa Pavanello - speriamo di poterci incontrare subito dopo Pasqua. E comunque giovedì ci sarà anche un incontro nazionale, a cui interverrà - con l’Amministratore delegato delle Poste - anche il rappresentante dei piccoli comuni, sotto i 10mila abitanti. Gli enti coinvolti sono troppi, puntiamo ad un ridimenzionamento dei tagli. Anche perchè in molti comuni montani è già in corso da tempo la chiusura degli uffici locali. Le poste devono capire che non è solo questione di numero di pratiche e di utenti, la loro è anche una funzione sociale, un impegno nei confronti di una popolazione sempre piu anziana e spesso priva di trasporti pubblici». Chissà se il postino si metterà una mano sul cuore...
Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 07:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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