Riforma edilizia pubblica, case solo a chi ha redditi sotto i 18.000 euro

Giovedì 20 Aprile 2017 di Angela Pederiva
Riforma edilizia pubblica, case solo a chi ha redditi sotto i 18.000 euro
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VENEZIA – I 4 progetti sono diventati uno. È questo il risultato a cui è approdata oggi la sotto-commissione del consiglio regionale, costituita per elaborare il testo della riforma in materia di edilizia residenziale pubblica da mandare in aula. Le proposte di leghisti, zaiani e tosiani sono state assorbite dalla bozza della giunta, che ha accolto anche alcune delle richieste avanzate dal centrosinistra e dai sindacati degli inquilini, i quali restano però mobilitati.

Nella formulazione attuale, su cui ora continuerà a lavorare la commissione Territorio, sono stati corretti due dei punti toccati da Sunia, Sicet e Uniat nelle audizioni e nel volantinaggio. Da una parte è stata definita la soglia reddituale di accesso: il valore dell’Isee-Erp è stato fissato in 18.000 euro. Dall’altra è stato deciso che il contratto di locazione non sia più di diritto privato, articolato nei classici quattro anni più quattro, ma resti nella forma dell’assegnazione di un alloggio popolare, con una verifica ogni cinque anni. «Non intendiamo però mollare – commenta il dem Claudio Sinigaglia – la richiesta relativa al canone di permanenza: è impensabile che gli inquilini Erp debbano rimanere sempre, e sottolineo sempre, sotto la soglia di accesso per continuare ad avere il diritto alla casa. Il testo attuale prevede che, se dopo cinque anni si supera il tetto dei 18.000 euro di Isee-Erp, scatti la decadenza.

È un’eccezione a livello nazionale, poiché tutte le Regioni hanno previsto un canone di permanenza, superiore del 30-40% rispetto a quello di accesso, in modo da comprendere lievi oscillazioni nel reddito, dovute ad esempio a un figlio che trova lavoro. Se poi si sfora anche questa soglia, allora si perde il diritto alla casa pubblica». Sempre il Partito Democratico ha poi espresso contrarietà all’ipotesi della «mobilità forzata», peraltro stigmatizzata pure dalle organizzazioni sindacali: «Non è accettabile che soprattutto gli inquilini anziani debbano essere trasferiti per consentire la vendita degli appartamenti in cui abitano». Replica però la leghista Manuela Lanzarin, assessore al Sociale: «Le fasce più deboli sono e resteranno protette. Non vogliamo sfrattare nessuno, intendiamo solo rendere disponibili più case e in buone condizioni, per accorciare le liste di attesa e assicurare un tetto dignitoso a chi non può permettersi di accedere al libero mercato».

Anche su questo fronte saranno comunque raccolte le opinioni delle categorie: «Il testo unificato – spiega lo zaiano Francesco Calzavara, presidente della commissione – è stato inviato a tutti i soggetti portatori di interesse che hanno partecipato alle audizioni, al fine di raccogliere eventuali suggerimenti».

VENEZIA – I quattro progetti sono diventati uno. È questo il risultato a cui è approdata ieri la sotto-commissione del consiglio regionale, costituita per elaborare il testo della riforma in materia di edilizia residenziale pubblica da mandare in aula. Le proposte di leghisti, zaiani e tosiani sono state assorbite dalla bozza della giunta, che ha accolto anche alcune delle richieste avanzate dal centrosinistra e dai sindacati degli inquilini, i quali restano però mobilitati.

Nella formulazione attuale, su cui ora continuerà a lavorare la commissione Territorio, sono stati corretti due dei punti toccati da Sunia, Sicet e Uniat nelle audizioni e nel volantinaggio. Da una parte è stata definita la soglia reddituale di accesso: il valore dell’Isee-Erp è stato fissato in 18.000 euro. Dall’altra è stato deciso che il contratto di locazione non sia più di diritto privato, articolato nei classici quattro anni più quattro, ma resti nella forma dell’assegnazione di un alloggio popolare, con una verifica ogni cinque anni. «Non intendiamo però mollare – commenta il dem Claudio Sinigaglia – la richiesta relativa al canone di permanenza: è impensabile che gli inquilini Erp debbano rimanere sempre, e sottolineo sempre, sotto la soglia di accesso per continuare ad avere il diritto alla casa. Il testo attuale prevede che, se dopo cinque anni si supera il tetto dei 18.000 euro di Isee-Erp, scatti la decadenza. È un’eccezione a livello nazionale, poiché tutte le Regioni hanno previsto un canone di permanenza, superiore del 30-40% rispetto a quello di accesso, in modo da comprendere lievi oscillazioni nel reddito, dovute ad esempio a un figlio che trova lavoro. Se poi si sfora anche questa soglia, allora si perde il diritto alla casa pubblica». Sempre il Partito Democratico ha poi espresso contrarietà all’ipotesi della «mobilità forzata», peraltro stigmatizzata pure dalle organizzazioni sindacali: «Non è accettabile che soprattutto gli inquilini anziani debbano essere trasferiti per consentire la vendita degli appartamenti in cui abitano». Replica però la leghista Manuela Lanzarin, assessore al Sociale: «Le fasce più deboli sono e resteranno protette. Non vogliamo sfrattare nessuno, intendiamo solo rendere disponibili più case e in buone condizioni, per accorciare le liste di attesa e assicurare un tetto dignitoso a chi non può permettersi di accedere al libero mercato».

Anche su questo fronte saranno comunque raccolte le opinioni delle categorie: «Il testo unificato – spiega lo zaiano Francesco Calzavara, presidente della commissione – è stato inviato a tutti i soggetti portatori di interesse che hanno partecipato alle audizioni, al fine di raccogliere eventuali suggerimenti».
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