Case Ater, inquilini contro la riforma: contestazioni al progetto della giunta

Venerdì 14 Aprile 2017 di Angela Pederiva
Case Ater, inquilini contro la riforma: contestazioni al progetto della giunta
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MESTRE - La riforma dell’edilizia residenziale pubblica è in dirittura d’arrivo. Giovedì prossimo la commissione Territorio del consiglio regionale, presieduta dallo zaiano Francesco Calzavara, esaminerà i risultati del lavoro di confronto svolto sui quattro progetti di legge che puntano ad aggiornare la normativa risalente a vent’anni fa. Ma i sindacati degli inquilini promettono già battaglia, mentre una delibera della leghista Manuela Lanzarin, assessore al Sociale, rimodula scadenze e adempimenti del piano strategico per la casa, per oltre metà ancora al palo.
LE PROPOSTE – In ordine di presentazione, le prime due proposte giacenti sono quelle di Maurizio Conte (Lista Tosi) e Giovanna Negro (Veneto del Fare): l’una ambisce ad introdurre un tetto percentuale agli assegnatari extracomunitari «per evitare discriminazioni a rovescio» e a determinare la loro decadenza in caso di perdita dei requisiti fissati «per il permesso di soggiorno di lungo periodo»; l’altra mira a favorire i richiedenti che risiedano o lavorino in Veneto «ininterrottamente da 15 anni». L’ormai noto (e discusso) principio di “Veneto first” viene richiamato pure dal progetto di Lega Nord e Zaia Presidente, con primo firmatario Riccardo Barbisan, che immagina appunto un «punteggio progressivo» in base alla durata della permanenza, oltre che il parametro dell’Isee anziché quello del reddito imponibile e una serie di «paletti etici» per escludere ad esempio chi si è macchiato di «gravi reati». 
LE NOVITÀ – Ma è la giunta a promettere di rivoluzionare davvero la gestione delle case popolari. Il testo prevede infatti tre rilevanti novità per gli inquilini: l’attivazione di uno specifico Isee-Erp «per evitare che l’agevolazione possa indirizzarsi» verso i falsi poveri; la conversione a termine, di quattro anni (rinnovabili «nel caso di permanenza dei requisiti»), dei contratti di locazione finora a tempo indeterminato; l’attivazione del «canone di locazione sopportabile», calcolato cioè non più solo in base al reddito, ma coniugando la capacità finanziaria della famiglia «con la sostenibilità economica del sistema di edilizia residenziale pubblica».
LA MOBILITAZIONE – Per i sindacati Sunia, Sicet e Uniat del Veneto ce n’è abbastanza per proclamare una mobilitazione che, in vista di un sit-in a Ferro Fini, comincia con un volantinaggio di questo tenore: «La Regione vuole che i contratti di locazione con l’ente pubblico divengano tutti a tempo determinato, equiparandoli dunque a contratti privati. Come se non bastasse pretende inoltre canoni più onerosi. I più deboli non saranno più tutelati perché non saranno in condizione di sopportare l’onerosità del canone e perderanno la tranquillità derivante dalla stabilità garantita della più lunga locazione. Questa legge non deve essere approvata».
I NUMERI – L’assessore Lanzarin confida invece in un voto favorevole «prima dell’estate». Nell’attesa è stata varata una delibera che conta di dare «più flessibilità alle Ater per aumentare gli alloggi disponibili». Secondo i numeri diffusi da Palazzo Balbi, delle 2.581 abitazioni programmate dal 2013 al 2020 fra manutenzioni straordinarie e nuove costruzioni, ne sono state ultimate 883 e iniziate 329, sicché ne restano ancora da realizzare 1.369, cioè il 53% del totale. Per accelerare l’attuazione del piano da 78 milioni, bloccato dalla difficile congiuntura e dai vincoli contabili, è stato prorogato al 31 dicembre il termine per avviare i progetti delle Ater, autorizzate ora a reperire sul libero mercato complessi invenduti, non di pregio e liberi.
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Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 08:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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