I Casalesi inseriti dagli anni '90: avevano conquistato tutto il litorale

Martedì 19 Febbraio 2019
Punto Snai sequestrato a Eraclea
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VENEZIA - Per la prima volta in Veneto viene registrata «la presenza da anni di una cosca che facendo riferimento al clan dei Casalesi si era organizzata autonomamente». Lo ha sottolineato il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, illustrando l'operazione anticamorra svolta oggi al termine di indagini della Guardia di Finanza di Trieste e della Polizia di Stato che ha smantellato una cosca legata al clan dei Casalesi radicata nel Veneto Orientale dalla fine degli anni '90: controllava da anni ormai un vasto territorio con l'uso delle armi compiendo estorsioni, usura, danneggiamenti, riciclaggio, traffico di stupefacenti, rapine ed altro.

. «A mia memoria - ha aggiunto Cherchi - è l'operazione più importante nei confronti della Camorra nel Nordest, nata da dichiarazioni di alcuni pentiti e gestita con capacità di Gdf e Polizia, che sono riuscite con molta pazienza a ricostruire movimenti bancari, accertamenti e intercettazioni telefoniche; un'attività coordinata con disponibilità al confronto e stimolo reciproco - ha concluso - che ha dato risultati di rilievo».

«Il clan dei Casalesi in Veneto agiva in tutti i settori: riciclaggio, usura, estorsione, rapine, prostituzione, lavoro in nero e caporalato - ha spiegato ancora Cherchi - Gli uomini della camorra riciclavano denaro finanziando imprese locali di varia natura, specie nell'edilizia, quindi applicavano tassi usurai e passavano all'estorsione sia a favore degli "assistiti", se indebitati, che direttamente sugli stessi imprenditori. Il denaro accumulato, anche con rapine, veniva poi convogliato nella gestione della droga e della prostituzione con l'aiuto di commercialisti per assumere persone sfuggendo alla fiscalità, se non addirittura in nero o attraverso il caporalato. «Il fatto gravissimo - ha detto Cherchi - è che le vittime, specie dell'usura, venivano costrette a partecipare all'attività camorristica arricchendo sempre di più il tessuto malavitoso di fatto conquistando il territorio lungo la costa da San Donà di Piave a Eraclea, Caorle e Jesolo». Il gruppo mafioso, una volta insediatosi in Veneto, aveva rilevato il controllo del territorio dagli ultimi epigoni della mala del Brenta con i quali sono stati comprovati i contatti. 

I CLAN DI RIFERIMENTO: QUELLI DI "CICCIOTTO" E "MEZZANOTTE"
Il gruppo camorrista disarticolato in Veneto dall'operazione diretta dalla Dda di Venezia aveva come riferimento i casalesi legati ai clan Bianco e Bidognetti, il cui boss Francesco è conosciuto come "Cicciotto" e "mezzanotte". Capi indiscussi nel veneziano erano Luciano Donadio e Raffaele Buonanno, nato in Campania ma già nel veneziano negli anni '90.
Con loro un gruppo proveniente da Casal di Principe (Caserta) come Antonio Puoti, Antonio Pacifico, Antonio Basile, Giuseppe Puoti e Nunzio Confuorto che hanno, nel tempo assoldato persone campane e veneziane come Girolamo Arena, Raffaele Celardo e Christian Sgnaolin. Tra gli arrestati dal blitz dell'operazione, battezzata 'At Last', il sindaco di Eraclea Mirco Mestre, per voto di scambio, Denis Polese, direttore di banca a Jesolo (Venezia) e il suo predecessore - indagato in stato di libertà - che garantivano conti societari, e infine Moreno Pasqual, poliziotto accusato di passare informazioni ai malavitosi.


 
Ultimo aggiornamento: 15:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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