Caos in Consiglio sul regolamento per vietare il burqa negli ospedali

Giovedì 15 Giugno 2017 di Alda Vanzan
Caos in Consiglio sul regolamento per vietare il burqa negli ospedali
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VENEZIA - S'era detto: negli ospedali e negli uffici regionali del Veneto non si potrà più entrare con il burqa, ma con le pistole sì. Ebbene, ieri pomeriggio si è scoperto che c'è una paradossale eccezione: al Ferro Fini, sede del consiglio regionale, già adesso non si può entrare armati (tanto che la pistola per chi ha il porto d'armi deve essere custodita in un'apposita cassetta all'ingresso del palazzo) e sono pure previsti controlli col metal detector, ma in compenso si può entrare con il burqa. Va da sé che quando in consiglio regionale, riunito ieri proprio per varare il nuovo Regolamento sulle modalità di accesso nelle sedi istituzionali della Regione, degli enti del servizio sanitario e degli enti strumentali, ci si è accorti dell'incongruenza, si è corso subito ai ripari. Come? Sospendendo la seduta in attesa di un chiarimento tecnico, anche perché è emerso - altro paradosso - che il consiglio regionale può normare l'accesso per tutte le sedi della Regione, ospedali compresi, ma non per la propria: per Palazzo Ferro Fini decide l'ufficio di presidenza, cioè un organismo di 5 consiglieri (il presidente Ciambetti più Giorgetti, Pigozzo, Guadagnini e Conte) al posto dell'assemblea legislativa dei 51 consiglieri. E così alle 17.30 la seduta è stata chiusa: tutti a casa, se ne riparlerà il 27 maggio.
Proposto dal consigliere Alberto Villanova (Lista Zaia), il Regolamento si prefigge di normare gli accessi alle sedi regionali, cioè le uniche su cui la Regione ha competenza visto che tutto il resto - dalle strade ai luoghi pubblici - spetta allo Stato. «È la battaglia contro il burqa - ha detto Villanova - Se accettassimo il burqa apriremmo le porte all'integralismo e a chi considera le donne esseri inferiori che possono essere rinchiuse in prigioni di stoffa. L'integrazione è un dovere che spetta a chi arriva, non viceversa. Ed c'è poi un motivo legato alla sicurezza: non si può girare col volto travisato». Graziano Azzalin, Pd, controrelatore di minoranza, ha contestato la parte del regolamento che consente l'ingresso a chi ha con sé armi e ha duramente contestato l'intervento di Villanova: «Fuorviante, pieno di pregiudizi ideologici. Vada a vedersi le statistiche degli attentati, non ce n'è uno col burqa. E allora - ha aggiunto provocatoriamente - vietiamo l'ingresso anche a chi indossa le felpe con cappuccio, come il suo capo (Salvini, ndr)». Ha aggiunto Piero Ruzzante (Mdp): «Vietiamo pure il burqa, ma il punto vero sono le armi e gli esplosivi, quindi bisogna stanziare dei fondi per comprare metal detector e fare i controlli all'ingresso». Cosa che al Ferro Fini funziona già: in base alla delibera approvata dall'Ufficio di presidenza lo scorso 22 maggio, non è consentito l'accesso alle sedi consiliari di persone armate con l'eccezione del personale di vigilanza incaricato e delle forze dell'ordine eventualmente accreditate tanto che chi ha armi con sé (e il presidente Ciambetti dice che non ce n'è una sola al Ferro Fini: «Ce ne sono diverse») deve consegnarle in portineria. Ma perché qui sì e altrove no? «La vita di un consigliere regionale - ha chiesto Ruzzante - vale di più della vita di un cittadino che entra in ospedale?». Sia Ciambetti che il segretario generale Roberto Valente, hanno spiegato al Gazzettino che l'assemblea legislativa «è come la Camera o il Senato, dove non è consentito girare armati anche se si ha il porto d'armi». Peccato che il regolamento del 22 maggio si sia dimenticato - per ora - di vietare il burqa, cosicché al Ferro Fini adesso si può entrare disarmati ma velati. Tant'è, a un certo punto ci si è accorti che il divieto del burqa non poteva essere applicato al Ferro Fini, perché, in base al Regolamento consiliare del 2015 che deriva dallo Statuto, solo l'Ufficio di presidenza può normare gli accessi al Ferro Fini. Ossia: l'assemblea legislativa può stabilire come si entra negli uffici regionali e negli ospedali, ma non ha potere sulla propria sede perché è una competenza che spetta a Ciambetti e agli altri quattro. Così Villanova ha presentato un emendamento per togliere l'Ufficio di presidenza dall'obbligo di conformarsi al nuovo Regolamento. Al che Marino Zorzato (Ap) ha obiettato: «Ma vi rendete conto di cosa state facendo?». E lì ci si è impantanati.
Per la cronaca: ci saranno anche carte bollate. Villanova ha annunciato infatti in aula di querelare Patrizia Bartelle (M5s) per aver accostato il suo regolamento alle leggi razziali.
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Ultimo aggiornamento: 09:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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