Caccia libera in Veneto, scatta
​la guerra tra le doppiette

Domenica 5 Giugno 2016 di Alda Vanzan
Caccia libera in Veneto, scatta la guerra tra le doppiette
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Era da tempo che non si assisteva a un duello tra cacciatori, con le associazioni delle doppiette l’una contro l’altra armate e pronte a spararsi - non pallottole, ma lettere - nientemeno che a Palazzo Ferro Fini. È qui, sede del consiglio regionale del Veneto, che si sta disputando la battaglia sulla mobilità venatoria, cioè il fatto che chi è dedito alla caccia migratoria possa muoversi liberamente sul territorio veneto. Ma anche i politici sono divisi, con forti malpancismi pure all’interno della maggioranza zaiana. Si vedrà martedì prossimo cosa succederà in consiglio, ma la vigilia è già animata da missive, comunicati, telefonate.

Succede questo. La Terza commissione presieduta da Sergio Berlato, capogruppo di Fratelli d’Italia e paladino dei cacciatori, nella seduta del 19 maggio licenzia il Collegato alla Finanziaria in tema di attività produttive (quello che andrà in aula martedì) e tra le varie modifiche passa un emendamento dello stesso Berlato - ma firmato anche dai capigruppo di maggioranza e pure dal presidente del consiglio Roberto Ciambetti - in tema di caccia. «Un blitz», tuona Andrea Zanoni, Pd e paladino degli ambientalisti: «Berlato avrebbe potuto presentare una proposta di legge, invece con l’emendamento portato tra l’altro fuori sacco si è risparmiato le audizioni di cacciatori, agricoltori, ambientalisti». Che, infatti, hanno già cominciato a farsi sentire. A partire dai cacciatori: a Palazzo Ferro Fini è arrivata una lettera di Flavio Tosi che, oltre che sindaco di Verona e leader di Fare!, è anche presidente della Federcaccia esprimendo contrarietà alla "norma" Berlato.

Ma cosa dice questa "norma" Berlato? Dice che chi si dedica alla caccia agli uccelli migratori dal prossimo 1. ottobre e per 30 giorni potrà farlo "in tutti gli Ambiti territoriali ci Caccia del Veneto" (escluse zona alpina, laguna e valli) senza nulla pagare e senza aver bisogno di alcuna autorizzazione. Basterà solo "cerchiare sul tesserino venatorio" la giornata di caccia utilizzata. Quindi, un cacciatore potrà partire quando ritiene da Belluno piuttosto che da Verona e andare nelle campagne veneziane a sparare alle oche selvatiche senza chiedere niente a nessuno.
A Palazzo Ferro Fini raccontano che questa è una norma molto geografica che avvantaggia la potente lobby dei vicentini (i cacciatori berici sono circa la metà del totale dei veneti e vicentini sono pure Berlato, Ciambetti, il capogruppo della Lega Finco, più un paio di assessori) ma che nel resto della regione è tutt’altro che gradita. Flavio Tosi, presidente di Federcaccia - prima associazione venatoria in Veneto per numero di iscritti e che a livello nazionale rappresenta il 50% dei cacciatori - sostiene che la norma passata in commissione non osserva i dettami della legge 157/92, chiede se l’Ufficio legale si è pronunciato in merito e osserva che così viene meno la programmazione della caccia. Più duro Dario Toffoli, presidente della Federcaccia di Ponte di Piave: «Riteniamo che questa politica lasciva del vagabondare "a casaccio" sui territori possa causare parecchie tensioni incrementando situazioni di pericolo e di incolumità verso terzi». Di tutt’altro parere Maria Cristina Caretta, presidente dell’Associazione Cacciatori Veneti - Confavi molto legata a Berlato, che ieri ha diffuso una nota spiegando di aver scritto a Zaia, Ciambetti e ai consiglieri per far approvare la norma passata in commissione e aggiungendo che sulla mobilità venatoria c’è il consenso anche di Enalcaccia, Anlc, Anuu, Italcaccia. Caretta dice di avere un documento del 31 gennaio 2014 in cui «anche Federcaccia ed Arcicaccia avevano richiesto l'approvazione della legge sulla mobilità» venatoria, con successivo attacco a Tosi: «Ogni dirigente venatorio è libero di rimangiarsi la faccia, ma di questo dovrà rispondere al cospetto dei propri iscritti».

C’è da credere che martedì ci sarà battaglia. Zanoni si sta già preparando a "sparare" valanghe di emendamenti: «Questa è la caccia dell’anonimato dei furbetti, una caccia che scatenerà la guerra tra cacciatori: quelli legati a un territorio e al rispetto delle regole e quelli che, come dicono alcuni cacciatori trevigiani, come le locuste distruggono tutto ovunque passano e senza nemmeno bussare alla porta di casa di chi li ospita». E Daniele Stival, ex assessore alla Caccia: «Anch’io nel Piano faunistico volevo la mobilità venatoria, ma all’interno di precise regole. Qui invece, per assurdo, può capitare che 20mila cacciatori vicentini si presentino nella stessa giornata a sparare tutti a Portogruaro».
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