Autostrade passa all’incasso: per il 10% in arrivo due miliardi da Allianz

Mercoledì 12 Aprile 2017
Autostrade passa all’incasso: per il 10% in arrivo due miliardi da Allianz
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Due miliardi, milione di euro più, milione meno. È la cifra che Autostrade per l’Italia si appresta ad incassare per il 10% circa del proprio pacchetto azionario. Dopo trattative durate mesi, la quota di minoranza della società di infrastrutture che fa capo ad Atlantia della famiglia Benetton sarà ceduta probabilmente ad Allianz Capital Partner, sezione del colosso assicurativo tedesco che si occupa di investimenti in infrastrutture e che attualmente gestisce circa 16,1 miliardi di euro di asset, ma che punta a raddoppiare questa cifra nei prossimi due-tre anni.

La cessione dovrebbe essere formalizzata nelle prossime settimane, insieme ai dettagli sia delle cifre che della quota azionaria; inizialmente infatti si era parlato di un pacchetto corrispondente al 20% di Autostrade, sceso via via al 15% e ora al 10%. La valutazione data dal mondo finanziario al 15% era tra i 2,3 e i 2,6 miliardi: da qui l’indicazione della cifra di 2 miliardi per il 10% messo in vendita dalla holding infrastrutturale guidata da Giovanni Castellucci. All’operazione hanno lavorato quattro grandi banche internazionali: Jp Morgan, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Credit Suisse.
Fin da subito si era mossa una decina di potenziali acquirenti, in gran parte tra fondi infrastrutturali, fondi sovrani, fondi pensione esteri e grandi assicurazioni. La scelta si è via via ristretta a tre ipotesi: Allianz negli ultimi giorni avrebbe sorpassato altri due potenziali acquirenti anche grazie all’appoggio di due alleati finanziari, che garantiranno ad Atlantia una considerevole plusvalenza. In corsa per la quota di minoranza erano rimasti anche Adia, fondo sovrano di Abu Dhabi, e la cinese Silk Road, che in Italia è presente in Pirelli in qualità di coazionista di ChemChina.
Quale sarà l’uso che farà Atlantia della cifra incassata? Usa, Europa e Sud America sono le aree sulle quali si starebbe concentrando la ricerca di infrastrutture su cui investire. Senza dimenticare che il gruppo che fa capo a Ponzano non ha ancora definito come regolarsi con Save, in vista dell’imminente Opa da 21 euro ad azione avviata da Enrico Marchi insieme a Deutsche Bank e InfraVia. Atlantia infatti detiene il 21,3% della società che gestisce gli aeroporti veneti, azioni acquistate al valore di 14 euro. Di fronte all’Opa, l’approccio è di seguire «l’evoluzione della vicenda passo dopo passo». Quindi, nulla è ancora stato deciso ma è evidente che il gruppo non si limiterà a stare alla finestra e accettare semplicemente l’offerta che comporterebbe un incasso di 247 milioni (e quindi un’altra discreta plusvalenza: 82,5 milioni). Un rilancio non è certo escluso.
I patti siglati da Marchi con Deutsche Bank e InfraVia garantiscono al finanziere veneto il controllo di Save fino al 2020 in virtù dell’impossibilità di cedere quote ad altre società che siano attive nel mondo delle infrastrutture aeroportuali. E Atlantia, presente in Aeroporti di Roma, si troverebbe fino alla scadenza di questi patti parasociali in questa condizione. Ma gli accordi siglati dalla nuova governance di Save devono ricevere una serie di “via libera” per essere operativi, e dovranno essere riduscussi comunque fra tre anni. I margini per un contraccatto di Atlantia, forte anche delle risorse e delle plusvalenze provenienti dalle autostrade, ci sono tutti.
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