Topi, scarafaggi e sporcizia in cucina: ogni settimana chiusi quattro locali

Domenica 18 Febbraio 2024 di Marco Agrusti
Scarafaggi

Scarafaggi liberi di scorrazzare a terra, come se si fosse su un prato. Alimenti conservati senza rispettare nemmeno una regola del protocollo che tutti i ristoratori e i baristi devono rispettare per mantenere entro i limiti di legge la propria attività. E ancora, cibi senza tracciabilità, importati in alcuni casi da Paesi inseriti nella lista nera dell’Unione europea per quanto riguarda alcuni tipi di alimenti a rischio. 
E poi uno dei casi più eclatanti: i topi che girovagavano nei locali di un ristorante cinese, cucina inclusa.

E il bilancio delle ultime settimane è allarmante da un lato e confortante dall’altro: tre o quattro chiusure a settimana. Due-tre se ci si sposta in provincia di Udine. 


COSA SUCCEDE


La miccia l’ha accesa una minaccia, cioè quella legata alla peste suina africana. La lettera, nel dettaglio, l’ha inviata il ministero della Salute alla direzione centrale della Regione. Il contenuto? Fin troppo chiaro. 
«Intensificate i controlli sanitari». L’obiettivo era quello di verificare la provenienza della carne suina e spegnere sul nascere ogni possibile focolaio di contagio. Quindi la Regione ha trasmesso l’informativa alle singole Aziende sanitarie, affinché si disponesse un’intensificazione con pochi precedenti negli ultimi anni dei controlli mirati alle condizioni igienico sanitarie dei locali adibiti alla ristorazione. E i risultati sono stati oltre le aspettative, facendo emergere un quadro preoccupante. Le informazioni arrivano da fonti di vertice dell’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale, la più attiva sul fronte dei “pattugliamenti” sul territorio. 


I NUMERI

Locali etnici, certo, ma non solamente quelli. I controlli da parte dei tecnici della prevenzione sanitaria ormai da settimane sono a tappeto. Nessuno è escluso. E i risultati mettono i brividi. «Tre o quattro chiusure la settimana», conferma il direttore del Dipartimento di prevenzione di Pordenone, Lucio Bomben. 
Attenzione, perché in questi casi non si tratta di reati contestati, ma di carenze igienico-sanitarie che sono di competenza dell’Azienda sanitaria territoriale. In poche parole, dopo la verifica sul campo, si emette una serie di prescrizioni. Il titolare del singolo locale ha alcuni giorni per adeguarsi, dopodiché l’esercizio commerciale può riaprire i battenti alla clientela. 


I RISULTATI

Nell’80 per cento dei casi, le tre o quattro chiusure settimanali hanno riguardato i cosiddetti locali etnici. Ristoranti cinesi in testa, ma anche negozi di cibo con provenienza il Medio Oriente e l’Africa. Nei casi più “leggeri”, se così si possono chiamare, le infrazioni delle norme hanno riguardato la conservazione dei cibi. 
Qualche esempio? La cattiva gestione del ciclo caldo-freddo, i magazzini nei quali gli alimenti sono conservati alla rinfusa, uno sopra l’altro con un alto rischio di contaminazione. Ma sia in provincia di Pordenone che nel territorio udinese, si è andati anche al di là di queste violazioni. Sono stati trovati scarafaggi e topi liberi di girovagare nelle cucine di alcuni ristoranti. Ed è scattata naturalmente una multa salata. 

Ultimo aggiornamento: 17:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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